Bill Gates e il dilemma del vegano: accettate consigli sulla carne sintetica da un latifondista?

È necessario ribadire che Bill Gates, oggi impegnato a indottrinarci sulla via del veganesimo, ha tutti gli interessi per farlo? Ecco un articolo che solo Fabio Fazio poteva rendere necessario.

Bill Gates e il dilemma del vegano: accettate consigli sulla carne sintetica da un latifondista?

Curiosa parabola, quella di Bill Gates. Da guru a sfigato, e ritorno: da pioniere e vessillo della nuova era informatica a capo di un colosso monopolista e farraginoso, per concludere come vecchio saggio – o diabolica eminenza grigia nonché latifondista. C’è bisogno di ribadire l’ovvio? Evidentemente, ogni tanto sì. William Henry Gates III è un grande imprenditore, con solide basi di programmatore e ottimo intuito commerciale: quello era a vent’anni, quando nel 1975 fonda la Micro-soft, quello è oggi, quando distribuisce al mondo consigli gastronomici e investe nella carne sintetica.

Negli anni 80 e 90 Bill Gates ha incarnato una nuova figura, che in quegli anni si stava cristallizzando nell’immaginario collettivo, prima con connotati negativi e poi protagonista di una spettacolare rimonta: quella del nerd. Anzi si può dire che è stato il primo personaggio del genere a essere davvero mainstream, fino a diventare il simbolo di un’epoca rivoluzionaria, nonché il prototipo del nuovo miliardario genietto del computer: tipologia che conosciamo benissimo e che poi abbiamo associato a Steve Jobs, e per altri versi a Elon Musk. La sua stessa complessione fisica – se guardiamo le foto del giovane Bill Gates – è parlante: la capigliatura scomposta che non è quella di chi ricerca il look spettinato ma di chi si è dimenticato di avere dei capelli in testa; gli occhiali spessi e la carnagione pallida di chi ha passato troppe notti sveglio, e non certo a far baldoria in discoteca; il viso tondeggiante da babbasone, le spalle basse, il poco di panzella di chi sgranocchia distrattamente junk food mentre accumula righe su righe di codice.

“Nel futuro vedo un computer su ogni scrivania, in ogni casa”: è il PC, non una profezia, ma una cosa che ha fatto succedere. Poi ci sono stati gli anni in cui Microsoft e Bill Gates sono diventati il potere, lo status quo, e infine il vecchio. Sono stati gli anni del quasi monopolio: il sistema operativo che trovavi già installato nel computer, e che si trascinava dietro una serie di software obbligati. Comodo, ma un po’ opprimente. Soprattutto poi quando i computer hanno iniziato a dare problemi. Di questo periodo è anche l’altra frase stra-citata: “Vedo poco potenziale commerciale per internet”. Si può dire la più grande cantonata della sua vita, e una delle più grandi della storia: il ritardo con cui Microsoft è partita rispetto al web – e a tutto quanto è collegato alla rete dal tablet allo smartphone – ci ha messo anni per recuperarlo, e non lo ha mai fatto del tutto. Gates e la sua azienda a cavallo del nuovo millennio sono diventati sinonimo di lento, buggato, ingombrante e polveroso: una delle pagine satiriche più divertenti di twitter è quella chiamata Internet Explorer, che non fa nient’altro che proporre notizie e commenti di attualità, ma alcuni mesi dopo.

Qui però c’è stato il vero colpo di genio di Bill Gates: si è ritirato. Nel 2000 ha incominciato a cedere gradualmente il potere all’interno di Microsoft, e ha creato una fondazione di beneficenza con la moglie Melinda. E bene ha fatto, perché da un lato ha permesso all’azienda di rinnovarsi e provare a riagganciarsi alla modernità (che poi anche lì, possiamo sfotterla quanto vogliamo ma resta sempre una delle corporation tech più grandi e potenti della terra). Dall’altro si è sganciato da quella figura di magnate un po’ antipatico che gli si stava appiccicando addosso, e lo ha fatto quando era l’uomo più ricco del mondo (lo è stato quasi ininterrottamente dal 1995 al 2017, caro Bezos ne riparliamo nel 2030 ok?).

E così, negli ultimi anni Bill Gates è riuscito a circondarsi dall’aura del vecchio saggio, il visionario disinteressato, il padre nobile fuori dai giochi. Tiene conferenze, scrive libri, rilascia interviste con tono oracolare. Morto lo ieratico Steve Jobs, impazzito (è mai stato sano?) Elon Musk, Gates veste i panni dello zio very smart, del guru della porta accanto.

Dopo l’outbreak di coronavirus, è spuntata fuori una frase pronunciata in una Ted conference del 2015: “Se qualcosa ucciderà 10 milioni di persone nelle prossime decadi, è più probabile che sia un virus altamente contagioso invece di una guerra. Non missili ma microbi”. Eccolo lì, lo sciamano, il profeta! Peccato che gli scienziati stiano dicendo la stessa cosa già da quindici o vent’anni prima. Per non parlare della recentissima apparizione in TV da Fazio, una trasmissione che dà un nuovo significato al termine agiografia. La fondazione? Beh, lo sappiamo che in America pur di non dare i soldi allo Stato sotto forma di tasse è possibile fare di tutto, persino regalarli. E questa ultima incarnazione non è smentita, ma anzi confermata dall’esistenza di una nuova categoria di detrattori, i complottisti: per loro sta facendo qualcosa che ha a che fare con il virus, i vaccini e il 5G che non ho ben capito e non voglio approfondire. Tanto che ormai Bill Gates ha sostituito George Soros nella casella di satanasso, di regista occulto di tutti i mali del mondo. 

Bill Gates: il proprietario terriero

Il fondatore di Microsoft ha smesso di fare l’imprenditore, ha smesso di fare denaro? Ma manco per idea: è di poche settimane fa la notizia che il pioniere delle nuove tecnologie ha grossi interessi in una delle tecnologie umane più antiche, l’agricoltura. Ebbene sì, Bill Gates ha il curioso primato di maggior proprietario terriero Usa. Ma al di là di questo labile collegamento, tirate fuori la questione che avete sulla punta della lingua dall’inizio: perché ne stiamo a parlare in questa sede? Beh che domande, perché siamo gastronerd, e se un nerd parla di gastronomia, non possiamo tacere. 

Bill Gates ha dichiarato che per il bene del pianeta le persone dei paesi ricchi dovrebbero mangiare solo carne coltivata, in un’intervista alla MIT Technology Review in occasione dell’uscita del suo ultimo libro How To Avoid a Climate Disaster. Ha scritto Gabriele Rosso su Linkiesta: “Sulla rivista americana gli editori si sono premurati di aggiungere: «Gates is an investor either personally or through Breakthrough Energy Ventures in several of the companies he mentions below, including Beyond Meats, Carbon Engineering, Impossible Foods, Memphis Meats, and Pivot Bio. This interview has been edited for space and clarity». Mentre sulla stragrande maggioranza dei siti italiani non vi è alcuna traccia di questo appena visibile (sono evidentemente ironico) conflittone di interessi, che per correttezza di informazione andrebbe almeno citato”. E cita anche noi, che scusateci se nel dare la notizia non abbiamo specificato, ancora una volta, che Gates sia imprenditore anche in quel settore. Scusateci davvero, certe cose non vanno date per scontate.

Le società menzionate sono tra le maggiori produttrici di “carne finta”: una brutta parola per indicare cose molto diverse, dagli hamburger impossibili a base di proteine vegetali di Beyond alla vera e propria carne coltivata in laboratorio partendo da cellule di animali vivi. Bill Gates fa il furbo? Mi sembra ovvio: se parli bene di un’azienda, magari un cenno al fatto che ci hai buttato qualche milioncino dentro dovresti farlo. Il giornalismo americano è corretto e il nostro fa schifo? Eh, bella scoperta: devo dire però, e non sembri una difesa d’ufficio, che qui su Dissapore anche se nella news volante la contestualizzazione è stato omessa, è dal 2013 (duemilatredici) che parliamo degli investimenti di Bill Gates e altri tecnomiliardari della Silicon Valley nella carne del futuro.

Conflitto di interessi, poi, tecnicamente sarebbe quando una persona ha poteri decisionali in due ruoli, spesso uno pubblico e uno privato, e le scelte fatte in un ambito possono influire su – e quindi essere condizionate da – quell’altro. È la condizione in cui si trova Bill Gates? Direi di no. È più come se – per citare uno che il conflitto di interessi ce lo ha mostrato incidendolo sulla carne viva – Silvio Berlusconi quando era presidente del Milan avesse detto: il pallone è bello, penso che tutti dovrebbero andare allo stadio o guardare le partite in tv.

Sulla carne del futuro, poi, il discorso è complesso: se lo stesso Gates ammette che probabilmente la bistecca coltivata in laboratorio non sarà mai economica e alla portata di chiunque, non possiamo neanche sperare in un futuro bucolico in cui tutta l’umanità diventa vegetariana, oppure il pianeta si riempie di soli allevamenti sostenibili. Ma se volete sapere come la penso su Bill Gates, la mia idea è netta: dal suo punto di vista fa benissimo, ha le sue ragioni. Solo, il suo punto di vista non è il mio. Le sue ragioni non sono le nostre.