Ruminare per tutto il giorno fino a notte inoltrata non è un’abitudine salutare. Vabbè, non c’era bisogno che lo scrivesse Dissapore, ma siccome si è sparsa la voce che lo fate lo stesso, a ribadire il concetto arriva uno studio sui cosiddetti “ritmi circadiani”.
In realtà, gli studi e le ricerche che dimostrano come l’organismo lavori male (è un eufemismo) se il regime alimentare non è allineato con la naturale alternanza di giorno e notte –i ritmi circadiani, appunto– sono ormai parecchi.
Detto come va detto: sono sì importanti le cose che mangiamo, ma anche quando le mangiamo. Interrompere il ritmo naturale dell’orologio biologico che segnala al nostro corpo qual è il momento di dormire, di svegliarsi e di mangiare, ruminando di continuo snack, merende o spuntini di mezzanotte, è il primo passo verso l’aumento di peso e lo sviluppo di problemi metabolici.
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Il prof. Satchin Panda del Salk Institute di La Jolla, in California, ha spiegato nel libro “The Circadian Code”, che la salute metabolica migliora assumendo i pasti in un arco di tempo compreso tra le 8 e le 10 ore: primo pasto al mattino, il più presto possibile, e l’ultimo la sera.
È noto che nell’ippotalamo risiede una specie di orologio generale che governa il ritmo sonno-sveglia basandosi sulla luce del giorno. Ma in altri organi del corpo risiedono degli orologi minori: è per questo, ad esempio, che il pancreas aumenta la produzione di insulina durante il giorno rallentandola di notte.
Tutti questi orologi minori sono naturalmente impostati sui ritmi circadiani.
Possiamo affermare cioè che il nostro metabolismo è progettato per avere ritmi di 24 ore, in modo da potersi riposare e rigenerarsi.
La conferma arriva da due diversi esperimenti, nel primo, spostando in avanti l’ora del sonno e della sveglia per 10 giorni consecutivi in un campione di persone sane, ha generato l’aumento della pressione sanguigna e alterato i valori dell’insulina e dello zucchero nel sangue.
L’altro è arrivato alla conclusione che restare svegli fino a tardi anche solo per poche notti consecutive, porta a un rapido aumento di peso e riduce la sensibilità all’insulina, cambiamenti collegati legati allo sviluppo del diabete.
Mangiare tardi la sera manda segnali contrastanti al nostro metabolismo, creando problemi simili a quelli che si accusano per colpa del del jet lag –il disturbo del sonno causato dall’attraversamento dei fusi orari– o che colpiscono spesso chi lavora di notte.
[Crediti: New York Times]