E quindi, ci tocca chiederci quali cibi dovremmo mettere da parte per i casi di emergenza: catastrofe naturale, guerra mondiale o invasione aliena. Alimenti da tenere in dispensa per qualsiasi necessità li abbiamo tutti: ma una cosa è quando la necessità è l’attacco di fame delle tre di notte, o la cena da preparare in uno di quegli (ormai) tre giorni all’anno in cui non si trova manco un discount aperto. Altro è fare fronte a un serio crollo delle infrastrutture: siamo sicuri che un kit di sopravvivenza sia davvero utile?
Qualche settimana fa è diventato virale un video della Commissaria europea per la parità, la gestione e la preparazione delle crisi Hadja Lahbib, intitolato “What’s in my bag? Survival edition”. La sopravvivenza per l’Ue è legata a: fotocopie dei documenti d’identità, contanti, una radio a pile, un caricabatterie e una batteria per il telefono, una torcia elettrica, fiammiferi e un accendino in caso di interruzione di corrente, un kit di pronto soccorso, giochi da tavolo per passare il tempo. E ovviamente, acqua e cibo. Il video è stato abbondantemente perculato e criticato, da un lato per il suo tono scanzonato e incline a far passare una possibile catastrofe come un gioco; dall’altro lato, per il sottotesto propagandistico neanche troppo implicito, come se cioè ci volessero far entrare pian piano in un’ottica di guerra.
In principio, naturalmente, fu il Covid. Con il lockdown, la sensazione di essere imprigionati in casa SENZA NEANCHE POTER ANDARE A FARE LA SPESA fu terribile. In realtà, poi, questa cosa non è mai successa. È successo piuttosto che qualche prodotto nei supermercati scarseggiasse: ma anche lì non fu la regola, benché nei primi giorni girassero queste foto ansiogene degli scaffali vuoti, piuttosto la buffa eccezione di qualche prodotto improvvisamente diventato essenziale, tipo il lievito. E anche nei mesi successivi, la catena di approvvigionamento ha avuto qualche crisi, ma è sempre stata ben lungi dal collassare.
Ciononostante forse è stato lì che abbiamo iniziato a entrare in un’ottica di emergenza. O forse lo siamo sempre stati? (sono abbastanza vecchio da ricordare le ultime propaggini della guerra fredda, il terrore del conflitto atomico, Chernobyl…) Certo c’è chi lo è sempre stato: sono quelli che fanno dell’auto addestramento alla sopravvivenza una ragione di vita, quelli che mettono da parte provviste per mesi e che si costruiscono un bunker sotto casa. Sono i cosiddetti preppers, quelli che si preparano (all’arrivo dei tartari, o di Godot che dir si voglia).
Gli alimenti da tenere in dispensa in caso di catastrofe
In più, siccome le disgrazie non vengono mai sole, le contemporanee liste di alimenti da tenere in dispensa in caso di catastrofe devono tenere conto anche di un altro fattore: i cibi non solo devo permetterci di sopravvivere in una situazione eccezionale, ma devono anche essere salutari, come quelli che mangiamo (o dovremmo) in condizioni normali. Non voglia il cielo che ci venga il colesterolo alto mentre moriamo sotto le bombe. Così, una guida della Harvard medical school uscita ai tempi del Covid, appunto, si intitolava “10 healthy diet staples for your emergency food kit”. Annoverava verdura e frutta congelata (o congelabile), l’immancabile frutta secca, i legumi in lattina, e raccomandava di preferire i grassi insaturi come l’olio, i cereali integrali (anche perché si possono congelare, pure loro), il tonno e il pollo in scatola piuttosto che la carne.
Qualche settimana fa, riporta Japan news, la chef nipponica Mizuho Akita ha tenuto a delle famiglie una lezione sulle ricette da cucinare anche durante una catastrofe naturale. Il Giappone è terra sismica, e durante vari terremoti recenti Akita ha notato come si pensasse poco al cibo. Tra le portate in menu, una “pizza potato omelet”, qualsiasi cosa ciò voglia dire, e una crema salata a base di uova al vapore: il tutto preparato con attrezzature di emergenza come forni a gas portatili e sacchetti resistenti al calore. Sempre in Giappone, la nutrizionista Sakiko Sonoyama ha inventato un metodo per preparare una specie di custard con un cartone del latte vuoto: l’idea è quella di unire l’utile al dilettevole da un lato assumendo una fonte di nutrienti equilibrata – proteine vitamine e sali minerali – dall’altro soddisfacendo anche il palato e in particolare quella “voglia di dolci” che pare affligga chi è costretto a mangiare cibi in scatola durante un’emergenza. Okay.
Il governo giapponese raccomanda di avere scorte di cibo e acqua per tre giorni, meglio ancora una settimana. Ma anche in Europa questa mentalità si sta diffondendo, soprattutto a est, nei paesi più vicini alla Russia e al conflitto in Ucraina: in Polonia il Ministro della difesa ha dichiarato di recente che entro la fine dell’anno ogni cittadino riceverà una guida alla sopravvivenza. In Svezia c’è già, da qualche mese, un opuscolo distribuito alle famiglie che si chiama “in case of crisis or war” e anche in Finlandia hanno una guida online “in caso di incidenti o crisi”.
Da ultimo, dopo il recente blackout in Spagna, Euro news ha intervistato la nutrizionista Lia Faria, che ha sciorinato una serie di consigli tra l’ovvio e il sorprendente. Per esempio: legumi? Meglio in scatola che secchi, anche se questi ultimi durano di più; perché in caso di interruzione delle utenze domestiche potremmo rimanere senza elettricità e gas. Perciò in generale meglio i cibi già cotti. E naturalmente fagioli e ceci vanno preferiti alla carne, perché oltre alle proteine forniscono carboidrati e fibre, sia mai ci prendesse la stitichezza mentre gli alieni bussano alla porta.
Di nuovo, meglio il pesce e il tonno che il manzo, e via libera all’uovo disidratato e alle proteine del siero del latte (le che?). Per le eventuali carenze vitaminiche (ma quanto deve durare st’emergenza?) la raccomandazione è di fare scorta anche di integratori. E infine, colpo di scena, la nutrizionista raccomanda cibi ad alto contenuto calorico: zucchero, miele, marmellate. Ma allora veramente stanno arrivando tempi duri?
La verità è che, non so a voi, ma a me tutto sto parlare di cibo d’emergenza più che mettermi appetito, mi fa passare la fame. Leggendo questi vari e disparati consigli l’idea generale è che la coperta sia un po’ corta: per esempio chi da una parte raccomanda i cibi surgelati, chi dall’altra dice che manca la corrente, ma allora in congelatore mi si scioglie tutto no? L’impressione è che per quanto si voglia studiare e prepararsi, in caso di emergenza vera salterà quasi subito fuori l’imprevisto che manda tutto in vacca: e siccome non siamo in un film survival, che non può finire dopo 5 minuti e quindi arriva il genio di turno che s’inventa la soluzione, nella realtà resteremmo con la dispensa piena e la pancia vuota.