Celiachia: falsi miti reiterati con ingenuità odiosa e sfatati con supponenza

Celiachia: falsi miti reiterati con ingenuità odiosa e sfatati con supponenza

A meno che non ci teniate a farvi odiare, ecco gli spropositi che sarebbe meglio evitare in presenza di un celiaco, o meglio, i falsi miti sulla celiachia che vengono puntualmente reiterati nella più completa ingenuità (mi rendo conto). 

«Faccia la controprova: elimini gli alimenti contenenti glutine e veda se i sintomi si attenuano o scompaiono».

Eccola lì, la prima grande sciocchezza da non dire a un celiaco o, meglio, a un presunto tale. La cazzata – diciamolo: è una cazzata – più grave che abbia sentito, perché se nella maggior parte dei casi io mi trovi a rispondere, non senza imbarazzo o perplessità, a domande e curiosità di amici e parenti poco informati, il consiglio incriminato proviene dalla bocca di un medico di base. Per intenderci, uno che pronuncia cazzate e Giuramento di Ippocrate con la medesima parte del corpo.

Precisiamo: non sono laureata in gastroenterologia; è stato un suo collega di camice – un tipo alto, molto grosso, con le mani tatuate e un accento russo davvero convincente – a farmi capire quanto quel consiglio fosse sbagliato. E pericoloso. Infatti, nel momento in cui si presentano i sintomi della celiachia, eliminare gli alimenti contenenti glutine porterebbe a una diagnosi errata, un falso negativo. Al contrario, in procinto degli esami di accertamento e della gastroscopia bisogna assumere glutine in quantità maggiori per verificare la risposta autoimmune dell’organismo.

Dunque tutto è iniziato così, con un falso mito a cui, ogni giorno, si susseguono corbellerie che suscitano nel celiaco la stessa reazione del creativo di turno quando si sente dire « …ti pago in visibilità»: da una parte t’incazzi; dall’altra non riesci a trattenere una sana risata perché d’altronde non tutti sanno quello che c’è dietro, e, a volte, essere celiaci può essere divertente. A volte.

1. Quando hai detto che guarisci?

La celiachia non è solo un’intolleranza alimentare, ma una malattia autoimmune cronica;eppur non compaia sin dalla nascita per tutti, ma possa innescarsi più avanti con l’età, implica una predisposizione genetica. Quando la celiachia si manifesta, si è celiaci per sempre. Non si guarisce. Mai. Interrompere la dieta senza glutine – unica cura possibile, almeno finché non tireranno fuori qualche pillola miracolosa, come quella per l’intolleranza al lattosio – comporta la ricomparsa dei sintomi e tutta una serie di brutte conseguenze, tra cui rischio di aborto spontaneo, osteopenia, disfunzioni della tiroide e sviluppo di linfomi all’intestino.

2. Beh dai, dimagrisci

Checché ne dicano le paladine del red carpet il senza glutine non è una dieta per superare la prova costume, ma una terapia. Inoltre, soprattutto nei prodotti da forno gluten free, per riconquistare la tanto agognata friabilità (davvero una storia triste, questa della croccantezza… ), vengono aggiunti grassi saturi idrogenati e zuccheri, per gli amici: calorie!

Quindi no, non dimagrisco anzi magari ingrasso, e per i non-celiaci sperperare lo stipendio a causa dell’abominevole costo dei prodotti senza glutine, nel bene e nel male, non ha nessun tipo di conseguenza, a esclusione del portafoglio vuoto, che poi è il principale motivo per cui alcuni prodotti vengono erogati dal Servizio Sanitario Nazionale. È preferibile, piuttosto, mangiare sano introducendo alimenti naturalmente gluten free come riso, carne, pesce, uova, verdura, frutta e risparmiare per le vacanze.

3. Ho del pane integrale, vuoi del pane integrale?

Apprezzo il tentativo, ma la farina integrale, seppur non raffinata, macinata a pietra, e con tutti i suoi principi nutritivi stretti stretti per manina, contiene glutine. Va da sé che non sia idonea per un celiaco.

I cereali in chicchi permessi sono:

  • riso
  • mais
  • grano saraceno
  • amaranto
  • miglio
  • sorgo
  • quinoa
  • teff

Da ABC della dieta del celiaco, le farine e i derivati di questi cereali sono considerati a rischio dunque, per togliersi ogni dubbio, devono riportare sulla confezione la scritta senza glutine. E così anche le farine di ceci, castagne, piselli, soia, mandorle, nocciole etc. per assicurarsi che, durante la lavorazione nello stabilimento, non siano state contaminate in alcun modo.

4. Tanto togli la pasta, il pane et voilà

A parte che dimentichiamo la regina dei carboidrati killer, …sì la pizza, essere celiaci è tutt’altro che semplice. Il glutine non è presente solo nelle preparazioni a base di grano duro, segale, kamut, frumento, orzo e compagnia bella, ma spesso viene impiegato come addensante e additivo.

Ecco perché faccio la spesa in mezza giornata anziché in due ore, passando il tempo a leggere le etichette di carne, affettati, salse di tutti i tipi, surgelati etc. e a presidiare il manuale degli allergeni al banco gastronomia del supermercato: perché togliere pane e pasta non vuol dire seguire una dieta gluten free.

5. Ma quanto sei celiaca?

Non si è più o meno celiaci. Può esserci un diverso grado di regressione dei villi intestinali nel momento in cui si è celiaci. Altrimenti, possiamo parlare di gluten sensivity ovvero di quando, a seguito dell’ingestione di glutine, si manifestano gli stessi sintomi della celiachia, ma non c’è una conseguente atrofia dei villi. Poi esiste la vera e propria allergia, per cui glutine può diventare sinonimo di shock anafilattico.

Comunque, per farla breve, da 1 a 10 sono celiaca e basta.

6. Se assaggi non ti succede niente, su

Anche se ti schiaccio un piede non mi succede niente, perché il piede mica è il mio. E allo stesso modo potrei chiederti: ma davvero stai male? Ogni celiaco ha diverse reazioni: c’è chi si sente male nell’immediato; chi non ha sintomi all’ingestione di una moderata quantità di glutine; chi non presenta alcun sintomo (e in questo caso si parla di celiachia silente).

Ma un po’ come la storia che ti raccontano quando sei triste, del Sole che c’è anche se non riesci a vederlo, così i nostri villi si atrofizzano inesorabilmente e assaggiare vuol dire rendere vani tutti gli incredibili sforzi fatti fino a quel momento. Per cui: no, grazie.

7. La avverto: può esserci contaminazione

Onesto. Apprezzo la sincerità dei ristoratori che mettono in guardia sul possibile rischio di contaminazione, e così dev’essere. Ma qui mi riferisco in particolare a coloro che, nonostante una previa e gentile telefonata da parte mia e dopo avermi rassicurata al 1000% circa la possibilità di trovare pietanze gluten free, una volta accomodata a un grazioso tavolino del loro locale, m’informano sulle condizioni della cucina paragonandola al laboratorio di Iginio Massari a una settimana dal Natale.

cameriere

O peggio. A coloro che professano a caratteri cubitali “pizza senza glutine” e “locali non idonei alla lavorazione”. Allora non dirlo, per cortesia. È un po’ come quando, da ristoratori, vi lamentate della recensione negativa su TripAdvisor scritta dal tizio che non ha trovato lo scamone alla griglia nel vostro ristorante di pesce. Capite cosa si prova? Essere presi per il culo non piace a nessuno, no?

Adesso, probabilmente, continuerete a pensare a quell’amico celiaco – sì proprio quello che sceglie sempre il menu delle cene e a tutti i costi pretende il pane senza glutine, continuando a lamentarsi di quanto sia pessimo mentre lo mangia – come a un rompipalle senza speranza, ma capirete anche le sue smorfie simil simpatiche a domande dal sapore assurdo, tipo quelle che fanno i bambini sulle specie in via d’estinzione. A volte siamo rompipalle per davvero, niente da dire, ma molto più spesso lo facciamo perché è importante; perché sgarrare o fare spallucce a proposito della nostra dieta senza glutine può non avere immediate conseguenze, ma a lungo andare è rischioso e irrecuperabile con seri danni alla salute. Sapete chi me l’ha detto? Quel gastroenterologo con l’accento russo convincente.