Perché venerdì 17 porta sfortuna: le superstizioni a tavola

Superstizioni, scaramanzie e tabù affliggono anche il mondo del cibo, anche se spesso non ne conosciamo l'origine. Scopriamo quali sono e quali resistono nel tempo

Perché venerdì 17 porta sfortuna: le superstizioni a tavola

Okay, i lettori di Dissapore sono troppo in gamba per credere alle superstizioni. Per cui oggi, venerdì 17, passerete sotto una scala aperta, romperete uno specchio, verserete a terra del sale, straccerete la lettera con la catena di sant’Antonio, aprirete un ombrello al chiuso, e via così.

Sappiamo che l’identificazione del numero 17 con qualcosa di negativo è proprio della civiltà greca. Anche i romani antichi lo consideravano porta iella per ragioni militari (la legione 17 distrutta in una battaglia campale).

Mentre per gli anglosassoni il numero sfigato è un altro: venerdì 13. Spagnoli e latino-americani cambiano perfino il giorno: martedì 13.

Il mondo del cibo non è esente da superstizioni, scaramanzie e tabù, spesso ci crediamo anche se non ne conosciamo l’origine.

Le più antiche? La mano sinistra vietata a tavola, il divieto di guardare nel piatto di un commensale anziano o di rango più elevato, la cipolla che protegge dai demoni e aiuta a prevedere il clima, le giovani addormentate sotto il mandorlo che si risvegliano incinta.

Ce ne sono altre più recenti o che nonostante tutto resistono meglio al passare del tempo.

Vediamole insieme.

La psicosi del pane

L’idea di un gattino nemmeno vi sfiora, vorreste piuttosto accudire un panetto di lievito madre. Bene, contenti voi. Individuato il vostro benefattore (“donatore di lievito” in gergo tecnico), assicuratevi di andarlo a trovare di prima del tramonto.

Lo scambio è un rito da consumare alla luce del sole, pena il fallimento degli impasti e il secchio della spazzatura che si riempie.

C’è poi la faccenda del pane rovesciato. Se avete ospiti superstiziosi una pagnotta capovolta sul tavolo può farvi sfigurare più di un Primitivo di Manduria servito nel bicchiere da Cognac.

Nella Francia del ‘400 il pane rovesciato era destinato al boia, il motivo? Incrociando storia e leggenda possiamo dire che i panettieri, costretti da Carlo VII contro la propria volontà a sfornare pagnotte per l’uomo senza volto, glielo davano girato, per disprezzo.

Ansia da condimento

Se rompete una bottiglia di olio extravergine di oliva pregiato, facciamo di marca Roi (da olive taggiasche suddivise in monorigini, classificato da Dissapore tra i 10 migliori prodotti di Eataly) e pensate subito alle sfortune conseguenti, significa che avete altro da perdere.

Buon per voi.

La prossima volta però compratene uno comune, visto che l’olio extra vergine non vi interessa abbastanza.

Quanto al sale, conoscete già la storia. Se cade, per evitare la malasorte si deve tirare all’indietro tre volte. Sembrerete ridicoli quanto Lino Banfi in Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio, tanto più che il vero motivo della credenza è legato al costo del prodotto, oggi esiguo (a meno che sia Fleur de Sel di Trapani, sale grezzo non raffinato e molto pregiato, ma questo è un altro discorso).

Un tempo invece il sale era oggetto di contrabbando: lo si nascondeva sotto le acciughe per non pagare dazi pesanti. Si faceva così tra Liguria e Piemonte, che proprio a questo sotterfugio deve uno dei suoi piatti più noti, la Bagna Cauda.

Maledizione da brindisi sbagliato

Il vino si versa con la mano destra. Oggi nemmeno ci facciamo caso, ma se in un banchetto medioevale l’inserviente usava l’altra mano, quella del diavolo, mandava un cattivo segnale.

Per esempio, forse poco prima si era fatto il bidet, visto che la mano sinistra era riservata all’igiene intima. Aggiungeteci che al tempo i servizi igienici non esistevano.

Se incrociare i calici per sbaglio porta male (stessa cosa si può dire per i coltelli nel piatto, presagio di litigio), farlo volontariamente significa sfidare la sorte e il galateo.

La pratica è kitsch, si fa in discoteca nei brindisi con lo champagne primo prezzo.

Instabilità da maionese

La domanda è rivolta alle lettrici: non è per caso che siete in quel periodo? Quello in cui la pubblicità Plasmon vi fa singhiozzare. Se è così, non fate la maionese, sicuramente impazzirà.

Se non siete credulone e durante il ciclo praticate perfino il giardinaggio, alla faccia dei terribili detti popolari secondo cui le piante muoiono al tocco di una donna con le mestruazioni, allora seguite i nostri consigli: verrà una meraviglia.

Poi, siccome le superstizioni vanno superate ma le tradizioni mantenute, quando avete finito buttate un occhio al cestino. Come sono le uova, rotte? Se sono ancora intere butta male.

Qualche spirito maligno e malintenzionato potrebbe aggirarsi nei dintorni.