Il 26 ottobre a Gergei comincia la dodicesima edizione di Saboris Antigus, il festival itinerante sostenuto dalla Camera di Commercio di Cagliari-Oristano e dalla Regione Sardegna, che coinvolge nove comuni tra Trexenta e Sarcidano. Il festival si snoda per tutto l’autunno, con ultima tappa il 21 dicembre a Mandas.
Al centro dell’edizione 2025 c’è l’uomo

Saboris Antigus è un festival che ha saputo portare l’attenzione sulle tradizioni rurali che non si devono perdere: non solo i sapori, le tecniche di cottura e di preparazione, ma anche quella ritualità che ha sempre accompagnato i piatti più sontuosi, preparati per un’occasione speciale. Il lavoro dei precedenti undici anni è stato raccolto in un memorabile volume, Saboris Antigus, uscito a inizio 2025.
Ora si ricomincia, senza trascurare il cammino svolto, ma approfondendolo ancora. Il focus di questa edizione che ha per sottotitolo: “I sapori dell’accoglienza: mani, luoghi, volti – il lato umano del cibo”, sarà infatti il dietro le quinte del cibo. Mani che lavorano, gesti antichi, comunità che tramandano memoria. I protagonisti saranno, come e più che nelle edizioni passate, contadini, artigiani, famiglie e, ovviamente, chef. E dal cibo così prodotto si passa necessariamente ai valori: accoglienza, identità, memoria, sostenibilità, stagionalità, cura quotidiana. Un balsamo per i nostri tempi.
Il territorio e le tappe

La Trexenta e il Sarcidano sono due piccoli territori sardi a nord di Cagliari, poco battuti dal turismo di massa e con una vocazione alla pastorizia e all’agricoltura, soprattutto cerealicola (la Trexenta era chiamata il “granaio di Roma”). Un paesaggio rurale, collinare, a tratti difficile, che proprio per questo è diventato scrigno di antichi saperi. Ogni tappa del festival vuole valorizzare non solo la produzione agroalimentare, ma anche l’offerta culturale della zona, per aiutare il turismo anche in un periodo di cosiddetta bassa stagione.
Le tappe del festival saranno in tutto nove e ogni paese ospiterà una produzione tipica, ma anche una serie di mostre, esposizioni e bancarelle che espongono prodotti locali, artigianato e materiale informativo sul territorio. Vengono inoltre organizzati laboratori e degustazioni, visite guidate, attività per bambini, ma anche intrattenimento con il folklore locale.

Gergei, 26 ottobre, celebre per l’olio d’oliva: qui, più che in ogni altro comune sardo, proliferano realtà piccole e medie a conduzione familiare, che lavorano le olive e l’olio esattamente come un tempo. Ma Gergei custodisce anche la tradizione di su sessineddu, le particolari offerte votive per San Biagio del 3 febbraio: una composizione di frutta, lardo, un rosario fatto con la pasta e cotto al forno con il pane, fiori e un cordoncino di lana ritorta tenuto insieme da foglie intrecciate.
Selegas, 1 e 2 novembre, famosa per la mandorla di Trexenta, detta anche sa tundaredda, con cui si realizzano molti dolci. Ma è anche la cittadina che conserva la statua della Dea Madre preistorica.
Serri, 9 novembre, la città di is pitzottis, i celebri gnocchetti sardi.
Siurgus Donigala, 16 novembre, la città più nota per il miele profumato derivante dalla vegetazione di lecci, lentischi, corbezzoli e roverelle. Nei suoi boschi si aggiravano, secondo la leggenda, gli is scruzzonis, un animale mitologico a forma di biscia pelosa che terrorizzava la popolazione.
Gesico, 23 novembre, celebre per la sua fregula con le lumache.
Suelli, 30 novembre, con il pani cun gerda, il pane con i ciccioli.
Guasila, 7 dicembre, con il Pastorello sardo, un pecorino fresco e ancora morbido e per la simbula (la semola) cun bagna incasada, una salsa a base di pomodoro.
Nurri, 14 dicembre, noto per il grano di varietà antiche e per le fungaie del territorio.
Mandas, 20 e 21 dicembre, celebre oltre che per i pecorini, anche per il vino Duca di Mandas, un rosso DOC. Interessante anche per il Museo Archeologico e per il Museo Etnografico Is Lollas de is Aiaius, ovvero le “stanze dei nonni”.
L’ospite internazionale
Dopo che nel 2024 era stata ospitata l’isola di Creta, mettendo in luce, tra l’altro, incredibili similitudini tra la cucina cretese e quella sarda, quest’anno sarà la volta della Dalmazia, Regione Europea della Gastronomia 2027. Anche questo è un territorio mediterraneo, celebre per l’ulivo, la cucina di pesce, le erbe aromatiche e per un formaggio antico prodotto dalle donne dell’isola di Pag. L’organizzazione precisa che non si tratta di un gemellaggio formale, ma di un dialogo culturale.
Anche in Dalmazia, come in tutti i territori che rimangono ai margini del Mediterraneo, è ancora possibile restare legati alle forme antiche del sapere, oggi ingiustamente sottovalutate. Eppure molti di noi sentono che proprio lì è nascosta la formula magica che ci salverà.