Se non pasteggi con i cocktail non sei figo, neanche se usi lo scalogno

Se non pasteggi con i cocktail non sei figo, neanche se usi lo scalogno

State pronti, puristi del vino o amanti goduriosi della birra, c’è chi pensa che pasteggiare a suon di cocktail sia sublime. Non stiamo parlando di pochi esseri filoamericani poliglotti che fanno i fighi in pubblico. Che il fenomeno sia in aumento lo dicono le lunghe liste di superalcolici mixati ben benino che popolano i menù dei ristoranti e bistrò di nuova apertura, soprattutto a Milano e a Roma.

Storcete il naso come facevate con i tedeschi che a Rimini negli anni ’90 ordinavano il cappuccino a fine pasto? Non lo fate, domani potrebbe capitare anche a voi di cambiare idea e di uscire felicemente allegri dopo aver accompagnato alla vostra cena buoni cocktail abbinati ai piatti che avete consumato. Può darsi che succeda anche a voi quello che è successo a me. In Italia intendo, non in un bar all’ultimo piano di un hotel di New York.

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Prima regola: sovvertire l’antica classificazione pre dinner, after dinner, long drink e giù di lì. Ora c’è un piatto, il vostro gusto o quello che presumevate tale e un cocktail da abbinare.

Seconda regola: sospendere il giudizio, come ho fatto io quando ho ammesso che un Moscow Mule era perfetto abbinato ad una Caesar salad. Non esitare di fronte a ingredienti insoliti come l’infuso di peperone o l’onnipresente pepe di Sichuan.

Terza regola: fidarsi del mixologist, indicare la base che si preferisce, dimenticare il gin dei cocktail studenteschi e scoprire che un gin tonic per esempio può essere terreno nuovo e sconosciuto, rispetto ai vostri ricordi o a passate esperienze.

Quarta regola: arrendersi ai nuovi menù e sperimentare. Se siete in grado di bere Coca Cola abbinata a qualunque piatto, perché con i cocktail fate i difficili?

Focacce e cocktail

Dall’ombrellino, a simbolo di vita notturna movimentata, il cocktail ha vissuto cambiamenti assoluti, fino a diventare perfetto accompagnamento di una cena anche complessa. Bartender e chef ormai lavorano in sinergia, da Londra a Parigi, da Chicago a Istanbul, ma anche a Roma e Milano.

A Milano, il mio re personale dei bartender Oscar Quagliarini, al Rebelot (Ripa di Porta Ticinese 55, Milano) abbina i suoi cocktail a piccole tapas creative. Un esempio è il cocktail “Mary per sempre” con gin mare, rosmarino, bitter, acqua di capperi, olive e succo di pomodoro, macerato 24 ore e servito fresco in una bottiglietta perfetto con il “calamaro in su tinta”.

Un altro mago dei cocktail milanesi è Franco Ponti aka Tucci, che Al Mercato Atomico (Viale Bligny 3, Milano) degli chef Beniamino Nespor e Eugenio Roncoroni, mixa grandi cocktail da abbinare a noodle e yakitori. Dai grandi classici ben fatti a sperimentazioni assolute. Basta lasciarlo fare.

Anche da Taglio (via Vigevano 10, Milano), il barman Umberto Consiglio (ex Lacerba), famoso per il suo Bloody Mary a base di vodka e pomodori gialli e per i suoi Manhattan cocktails, crea mix fantasiosi, perfetti ed equilibrati. Una domanica per esempio ho cominciato con le uova alla Benedict del brunch e ho finito con un delicato mojito alla lavanda.

Filippo Sisti

Anche il Carlo Cracco nazionale non resiste, così alla Segheria di Carlo e Camilla (via Meda 42, Milano) campeggia nel menù una lunga lista di cocktail, preparati dal giovane bar tender Filippo Sisti, idee chiare e rivisitazioni di grandi classici come il Not Ordinary Mule una variazione del moskow mule con succo di zenzero.

Anche il neo aperto Princi (Piazza XXV Aprile 5), propone una lunga lista di cocktail, dai classici ai rivisitati come il Vintage Negroni con Mancino Vermouth rosso, Gin Marton’s, Campari bitter, orange e grapefruite bitter o il Bellini Bisol con pesca nostra, Bisol Cartizze, passione mia, entrambi di Giancarlo Mancino, bartender di grande esperienza.

Poco più in là Dry e Pisacco (via Solferino, Milano), rispondono con Guglielmo Miriello e i suoi buoni cocktail innovativi come il Messico e Nuvole, tequila infusa al peperone con pepe di Szchuan, succo di lime e nettare di agave o il Black Smoke Cherry con bourbon whisky affumicato, zucchero, bitter di cioccolato e amarena.

Mi premono due domande. Siete inorriditi o affascinati?

A parte Milano, aiutateci a stilare una lista degna di nota dei posti dove possiamo annegare il nostro piacere di accompagnare buon cibo a buoni cocktail.

[Link: Scatti di gusto, immagini: S’Notes e MixerPlanet]