Fast food: la rivolta dei lavoratori di McDonald’s soffocata dai robot

Fast food: la rivolta dei lavoratori di McDonald’s soffocata dai robot

Chi ritiene che dai post su McDonald’s abbiano origine molti guai di Dissapore, commenterà, leggendo questo post senza arrivare in fondo, che i nostri sono attacchi pregiudiziali. Tutt’al più cliché gastrofighetti.

Bene, sistemata la questione centrale (in pratica vi abbiamo preceduti), sarei per iniziare.

Sissignori, parliamo ancora di McDonald’s. Spostando per una volta il discorso da [inserire caposaldo a caso, le patate fritte per dire, con i notevoli 17 ingredienti] ai suoi lavoratori che negli Stati Uniti sono in sciopero. Non solo i lavoratori di McDonald’s peraltro, anche quelli di Burger King, Wendy’s, e ora persino quelli dei Grandi Magazzini come Macy’s, al punto che molti descrivono l’evento come lo “sciopero generale” dei lavoratori americani.

Proteste, scioperi e picchetti per chiedere più tutele con la creazione di un sindacato ad hoc, e soprattutto un aumento di salario: dai 7,25 dollari attuali a 15, praticamente il doppio.

Ci si chiede che fine abbia fatto il mito americano del McJob, celebrato anche in Italia dai recenti spot di Gabriele Salvatores, con i giovani e volonterosi impiegati che a forza di servire Big Mac diventano amministratori delegati. Si è probabilmente smarrito in una giungla di contratti a tempo determinato, turni di notte e nei giorni festivi, stipendi miserabili.

L’industria dei fast food vale 200 miliardi di dollari all’anno, e la difesa di McDonald’s, arroccata sull’equazione bassi stipendi / bassi prezzi al consumo, non sembra credibile. Malgrado le chiusure europee dovute alla crisi, i profitti dell’azienda non sono esattamente da piaga sociale: 1,4 miliardi nel secondo trimestre del 2013. Facile fare profitti miliardari con un esercito (letterale: solo a New York i fast food workers sono 50mila) di lavoratori malpagati e poco tutelati.

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All’inizio del weekend scorso ha fatto discutere una pubblicità dell’Employment Policies Institute sul Wall Street Journal, che mostrava un robot intento a preparare dolcetti. Il messaggio era riassumibile così: attenti grigliatori di hamburger e friggitori di patatine. Vi sfugge che a breve, se continuate a protestare, ci penseranno i robot a fare il vostro lavoro. Saranno più veloci, più efficienti e meno costosi di voi, peraltro al netto di un noioso corredo: le vostre lamentele.

Per chiudere il cerchio di questo post mettiamo le mani avanti: cose serissime come queste si giudicano senza pregiudizi. Diteci voi allora cosa ne pensate.

Costi quel che costi i lavoratori farebbero bene a tenersi i loro posti, merce rara di questi tempi? Il rischio che i robottini prendano il loro posto è provocazione o una possibilità inquietante?

[Crediti | Link: Dissapore, Repubblica, immagine: Wall Street Journal]