La nuova era del gelato artigianale: viaggiante, cucinato, consegnato a domicilio

La nuova era del gelato artigianale: viaggiante, cucinato, consegnato a domicilio

La verità è che si invecchia e, anche se ci siamo giurati che non avremmo mai detto cose tipo “ah, ai miei tempi”, poi ci cadiamo. L’esempio del gelato artigianale e della sua evoluzione contemporanea calza a pennello.

Perché se è vero che bisogna stare al passo coi tempi, e che il caro vecchio cono non soddisfa più le voglie di rivisitazione del popolo foodie, mi viene da ripensare con un po’ di nostalgia alla gelateria sotto casa e al comfort panna e cioccolato caduto in disuso.

Ricomponiamoci e guardiamo al presente: tutti impazziscono per il gelato, ci si riempie la bocca di “tradizioni, grandi classici e vintage”, ma poi siamo tutti pronti a fare file chilometriche per assaggiare il “nuovo gelato di” o il variegato famolo strano.

Per tutti voi che non avete la sindrome della nonna, ma siete sempre in cerca di nuove avventure sottozero ecco cosa accade di nuovo nel mercato del gelato, elucubrazioni e contaminazioni comprese.

GELATO STELLATO SU RUOTE

Frigo, van del gelato artigianale

La chef Cristina Bowerman dell’Hostaria Glass e del bistrot Romeo di Roma fa l’en plein e si aggiudica il primato di “gelatiere sul pezzo”: in una volta sola riesce a unire richiamo da alta cucina stellata, food truck e gelato gourmet.

Il furgone si chiama Frigo, gira con la sua aria vintage in stile inglese (è originale anni ’70, solo ridipinto) per tutta Roma e nasce dall’idea “a due teste” della Bowerman e del suo compagno, l’imprenditore Fabio Spada.

Il banco è trasparente e si può vedere il gelato nelle carapine; massima tecnologia in 6 metri quadri. L’apporto stellato ai gusti è basilare, e poi c’è Vanessa, l’ice cream chef che ci mette del suo.

DALLA PENTOLA AL CONO: ICE KITCHEN A RICCIONE

Kitchen Ice, Riccione

C’era una volta il laboratorio di gelato dietro le quinte. A noi comuni mortali interessava soltanto piazzarci davanti alla vetrina refrigerata e passare in rassegna i gusti per non sbagliare abbinamento. Il resto, ossia tutto il processo produttivo, veniva fatto lontano da occhi indiscreti.

Oggi che la tendenza vuole vedere-toccare-sbirciare, a Riccione è nata Ice Kitchen, la gelateria ai fornelli. Invece di azionare i pastorizzatori nel retrobottega, si cuociono in pentola panna, zucchero e latte (tutti rigorosamente a vista) e poi vengono aggiunti gli ingredienti che compongono il gusto.

Dieci creme e molti gusti alla frutta: tutti di stagione, tutti gluten free. Non per tornare sulla questione, ma mia nonna sarebbe scappata.

MOLECOLARE: “PER ME FRAGOLA E AZOTO, GRAZIE”

Aldmangiami, gelato, azoto

Venghino siori, venghino: è arrivato il Circo a Bergamo. Al d. mangiami (non è un refuso, ma il nome della gelateria, pare, scelto consapevolmente) ha aperto qualche mese fa e mi dicono che le mamme ci portino i figlioli per assistere allo spettacolo del mago gelatiere avvolto in una nuvola a seimila gradi sottozero.

Il titolare Marios Gerakis deve essere stato un grande fan di Ferran Adrià, si è un po’ fatto prendere la mano dal trend (ormai vecchiotto) della cucina molecolare e ha deciso di svecchiare il concetto di gelato old school e di trasformarsi in Belfagor del fior di latte ammantato da una nube eterea di azoto.

“Sì”, direbbe mia nonna, “ma il gelato?” Eh ma siete incontentabili: quello è solo un accessorio!

LA PRIMA GELATERIA CINESE

Gelato cinese

No, non fatevi il segno della croce. Non abbiate paura, non si tratta dell’all you can eat del gelato (ma adesso che mi viene in mente potrei aver regalato una perla ai trend setter).

Il titolare di Milky Tea a Padova è Lin Jang (detto Valerio), cinese di seconda generazione che, distinguendosi dai settori imprenditoriali già in mano alla popolazione cinese, sceglie la strada del gelato.

E non solo: qui ci sono frappè, frullati e Bubble tea. I gusti ispirati al te, ovviamente, non sono una moda, ma il background di Valerio, che parla quattro lingue e garantisce sulla bontà del gelato.

UN CONO DA DIETRO LE SBARRE

Gelateria del carcere, Giotto

Si chiama semplicemente La Gelateria, ma a Padova l’hanno già rinominata La Gelateria del carcere.

I gelatieri-detenuti del Due Palazzi famosi per i lievitati (su tutti il Panettone gourmand di Giotto) da poco tempo producono anche il gelato durante il loro laboratorio di pasticceria guidato da Matteo Florean, e poi vendono (c’è chi lo fa per loro) in una nuova gelateria nel centro cittadino.

Niente è lasciato al caso: grazie ad un accordo con Coldiretti la frutta è rigorosamente fresca, prodotta da alcune aziende del padovano, mentre il latte da vacche di razza bruna è a km ‘sotto-zero’ (la fattoria infatti dista solo 700 metri dall’entrata del Carcere).

GELATO 100% FRUTTA

Gelato Rigoni asiago

“Naturalmente a Milano” propone un gelato nuovo fiammante, grazie alla tecnologia Carpigiani, che sceglie la caffetteria bio di Rigoni di Asiago per piazzare la prima macchina di questo tipo in Italia (la seconda è ad Expo nel chiosco di Davide Oldani).

Ispirati al marchio, quindi alle confetture che tutti conosciamo, i gelati portano la firma dello chef di Asiago Alessandro Dal Degan in odore di stella Michelin, e il resto lo fa la tecnologia: un unico bancone a vista dove giacciono incastonati tanti mini mantecatori quanti sono le proposte, con temperature diversificate a seconda del gusto (in modo che il gelato venga più o meno solido a seconda della personalità del gusto).

Miscela dei sorbetti innovativa con 100% di frutta (rigorosamente bio) e zero zuccheri o altri ingredienti.

GELATO A DOMICILIO CON POLEMICA

Ricpoerto alla crema GRom, uber 

[related_posts]

Poteva forse Grom esimersi dal creare l’ennesimo caso? Poi ci dite che ne parliamo spesso, ma come ci si può tirare indietro?

E’ di qualche giorno fa l’esperimento dei “fratelli Grom” insieme a Uber (all’estero la partnership era con altre aziende locali). La nota azienda di trasporto privato che tanto fa discutere e infervorare i tassisti italiani, ha girato in lungo e in largo Bologna con annesso il  gelato (non artigianale) a domicilio. A Torino e Milano i gelati venivano consegnati in bicicletta, a Roma in scooter, mentre a Bologna in automobile appunto.

Probabilmente si è trattato di una prova generale in vista di uno sbarco di Uber in città: si ordinava tramite app e ti venivano consegnati 4 gelati ricoperti Grom al prezzo di 12 euro. E adesso che il gelato ve lo portano anche a casa, la nonna che dirà?

[Crediti | Link: Dissapore, Repubblica Bologna, Il Mattino, BarGiornale, Corriere di Bologna]