Pisacco, Dry e Berton: a Milano Andrea Berton schiera la triplice

Pisacco, Dry e Berton: a Milano Andrea Berton schiera la triplice

In questi tempi difficili, con gli chef che fuggono dal Bel Paese rimpiazzati dai personaggi tv, fa notizia la decisione di Andrea Berton di restare e, soprattutto, di investire.

Oltre al neo-bistrot Pisacco, l’aristochef un anno fa ripudiato dal lussuoso Trussardi alla Scala di Milano, annuncia a Panorama (non online) due nuove aperture entro la fine dell’anno, portando a tre gli esercizi meneghini sotto la sua ala.

La Madonnina immune alla crisi economica o destinataria di qualche sgravio/incentivo fiscale particolare? Disgraziatamente no, altrimenti sarebbero quelle le notizie! Allora cos’è?

Messa in termini semplici: lo chef imprenditore ha deciso di rimodellare a propria immagine e somiglianza i trend intercettati nel ristomercato contemporaneo ovvero diversificare, associare e personalizzare.

DIVERSIFICARE. Pisacco, Dry e Berton. Tre nomi per altrettante ricette. Andrea Berton punta a costruire reti utili per catturare un ampio ventaglio di clientela, senza però forzarla in un unico ambiente.

A ciascuno il suo, nella misura di quel che cerca.

Pisacco continuerà a essere il regno della cucina a prezzi leggeri, con ingredienti semplici ma di ottima qualità cui s’aggiunge quel twist utile a rendere tutto divertente (è soprattutto la patria dell’hamburger alla Berton).

Dry sarà il tapas-bar / pizzeria giovane e disinvolto per vivere i momenti del cocktail o del vino, l’aperitivo declinato accostando menù personalizzati alle scelte di degustazione dei singoli.

Berton con i suoi quaranta tavoli e vetrate nell’isola pedonale delle ex Varesine sarà il tempio di quanti cercano l’alta cucina milanese interpretata con ingredienti immediatamente riconoscibili come la firma dello chef.

Un ambiente esclusivo nella carta, ma comunque a portata grazie ai menù degustazione disponibili a cena o ai piatti veloci nell’offerta di mezzogiorno.

ASSOCIARE. Andrea Berton scende in campo, sì, ma non da solo. A dargli manforte come soci personalità varie ed eventuali. Una conferma che legare il proprio nome a quello di uno chef o al mondo della ristorazione è LA vera moda del momento.

PERSONALIZZARE. Berton osa e consente ai propri (futuri) clienti di essere parte del processo creativo che è il rito sacro del cucinare. Coinvolgere, sedurre e dare soddisfazione al cliente desideroso d’essere chef almeno per cinque minuti.

Sarà Dry a farsi alfiere di questa teoria attraverso due tipologie di pizza, margherita e marinara, che potranno essere rese uniche sul momento. Il commensale sarà autorizzato a condirla sul momento come più preferisce.

Quali incredibili peccati di gola potremmo mai comporre sulla tela imbastitaci da Berton? Se questo non bastasse, lo chef trasforma gli ambienti del suo (futuro) ristorante omonimo in un luogo di visita. Non più cucina a vista, fin troppo inflazionata, piuttosto un ritorno ad ambienti distaccati MA non separati.

Sarà possibile infatti visitare la cucina e assistere alla preparazione dei propri piatti. Sarà come andare a un matrimonio, vestiti eleganti, macchina fotografica/cinepresa in mano e fazzoletto per trattenere le lacrime di commozione.

Il giocatore Adrea Berton s’appresta a dare scacco. Riusciranno il suo cavallo (Pisacco), l’alfiere (Dry) e la torre (Berton) a dare scacco alla crisi attualmente imperante a Milano?

[Crediti | Panorama, link: Dissapore. Immagine: Panorama]