Masterchef Italia 4 | 26 febbraio 2015. La Twittercronaca

Masterchef Italia 4 | 26 febbraio 2015. La Twittercronaca

Mancano due minuti alla penultima puntata di MasterChef 4.

Moltissimi twittatori professionisti avranno una crisi di sbadigli e noia tra due settimane. Sono rimasti in pochissimi, e mentre gira in loop la pubblicità gourmet-oriented dei soliti noti, c’è chi ricorda gioiosamente l’eliminata dell’ultima puntata, la amatissima Arianna. Il fatto è che alla semifinale della quarta edizione sono arrivati Stefano, Nicolò e Amelia (e fin qui nulla da eccepire).

 

 

Ma poi c’è anche Paolo che non è propriamente un genio culinario, e infatti il popolo del web non gli è molto favorevole.

 

Bando alle ciance, è tempo di Twittercronaca, si ricomincia da una nuova mistery box di forte attualità: sotto la scatola ci sono dei meravigliosi sonanti 5 euro, nella quota di uno a concorrente. 5 euro è il budget a disposizione dei concorrenti per vincere la prova.

 

 

 

Pare d’essere al supermarket sotto casa, solo che al posto delle signorine conosciute, con la bilancia e col conto ci aiutano loro, i tre eroi di Sky.

Anche stasera brillanti e ben spolverati, credibili e inappuntabili nel ruolo della commessa e della cassiera. Sembrano me e le mie cugine quando giocavamo al mercato da piccole, carini loro!

 

 

 

 

La puntata si direbbe da subito molto sul pezzo: si entra nel merito della spending review, del food cost e della rottamazione del vecchio modo di intendere l’alta gastronomia sinonimo di costi alti. Insomma, una puntata genziana, ma che sta più a sinistra di Renzi.

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Stefano, Paolo e Nicolò realizzano i loro piatti stando sotto il tetto dei 4 euro, Amelia sfora leggermente. Non lo diciamo a nessuno, ma per una singola porzione non mi pare neanche così poco. Ma andiamo avanti, che tutto è simbolico.

Ci vuole astrazione, dai! I tre migliori della prova sono Stefano, Amelia e Nicolò. Paolo resta fuori dalla rosa. Strano, no?

 

Nicolò, bello di mamma, presenta il suo piatto e ci fa il ricarico: un bel “per 3” che non fa mai male. E invece giù di critiche.

 

 

Amelia vince: saranno stati quei piccoli accorgimenti da sgambata del supermercato, tipo togliere i gambi al finocchietto per pagarlo meno. Comunque sembra emanare luce nuova, la bella Amelia. Ne resta colpito visibilmente anche il cuore di pietra di casa MasterChef.

 

 

Sembra in splendida forma anche il palato molle di Bastianich, in preda a svarioncelli involontari e neologismi a cui siamo abituati.

 

Si passa all’invention test: una Amelia ammiccante si trova con un notevole vantaggio: potrà scegliere tra 4 prodotti il pesce che cucinerà e assegnare  le altre tipologie agli avversari, compreso anche il metodo di cottura (rappresentato fisicamente dallo strumento tipologico “pentola”).

Per sé sceglie un’ombrina da cuocere al vapore. Restano il pagello, lo scorfano e la costardella. Costa… cosa?

 

Se Bastianich sembra in smagliante forma lessicale, stasera anche Barbieri non scherza con la “s” zetata.

 

A Paolo viene assegnato il pagello con pentola atta a frittura; a Stefano lo scorfano e la griglia; a Nicolò la costardella e la pentola per cucinare in umido. Io qui inizio a non capirci più niente. Twitter mi riporta alla realtà: un odio senza misura per quel pulcino bagnato di Paolo.

 

 

Loro cucinano, i giudici danno al solito molto fastidio interrompendo e sfiduciandoli fino al midollo. E poi, tra una chiacchiera innocua e un’altra, Bastianich tira fuori la chicca. Era nell’aria, ci avrei scommesso.

 

 

Comunque non deve passare senza colpo ferire il fatto che Amelia abbia assegnato lo scorfano e la cottura alla griglia per mettere in evidente difficoltà tecnica Stefano. Un colpo che pare ben assestato.

 

 

Paolo, di suo, ci mette anche un pizzico di creatività non richiesta.

 

Tra tutti, il compito più difficile, comunque pare quello assegnato a Stefano. Poraccio. Talmente difficile che qualcuno sul web si lancia in ardite promesse.

 

Ma, eccolo lì l’imprevisto, ad Amelia non va tanto bene. Alla presentazione del suo piatto ai giudici si scopre che Joe Bastianich ha scoperto un nuovo termine, e che lo vuole usare a tutti i costi. Anche se non si capisce bene il nesso.

 

 

 

Paolo, (avevate dubbi?) ha cannato la frittura. Quando poi tocca a Nicolò, apoteosi. Attimo di grandi complimenti da parte di Bastianich che si lancia  in un’ardita quanto improbabile e amabile metafora che capisce solo lui.

Nello specifico c’entrano una lampada, il gioco dei mimi con Nicolò in posizione e il neologismo definitivo e incomprensibile: “dimerabile”.

 

 

 

 

Va bene quando Joe la spara, e poi tutti giù a ridere.

Ma stavolta trascorrono momenti di terrore sul web, lunghissimi minuti (2 in tutto forse) dove il popolo cinguettante si strappa i capelli per non aver capito e si cercano le più varie interpretazioni. Fino a che interviene la regia con la libera traduzione.

 

 

In tutto questo disastro diplomatico, a sfangarla è Stefano che vince la prova.

Alla faccia di tutti quelli che lo davano per spacciato col suo scorfano alla griglia. Il suo premio è una cena fuori con (rullo di tamburi… no, non è Belen) Carlo Cracco.

 

Paolo il peggiore: spedito direttamente al pressure finale. La regia stacca nel momento più drammatico dell’attesa spasmodica del primo appuntamento tra Stefano e Carlo. Passa una carrellata di spot e siamo in esterna: Carletto nostro si è fatto bello per il suo appuntamento.

 

Momenti di grande intimità tra i due: una cenetta a lume di candela a Firenze nel tristellato Enoteca Pinchiorri farebbe romantico anche un wrestler.

 

 

 

Sì, ho detto Enoteca Pinchiorri, una specie di mito irraggiungibile, non fosse altro per l’ansia che mi mette Annie Feolde e pure il conto finale.

 

 

 

Diciamo che siamo capitati in un ristorante vecchio stile, con una gerenza schietta e decisa, con chef e brigata che restano anche oltre 20 anni nella loro posizione professionale. Un miraggio per i tanti precari, un terribile senso di costrizione per gli spiriti liberi e creativi.

Un esempio della tipologia? La matrona dell’Enoteca non ama gli uomini con la barba.

Forse non sa nemmeno che esistono gli hipster nel mondo, e pure gli chef hipster come Cracco e pure i concorrenti Hipster come Stefano. Tutti barbuti, Stefano addirittura da molto tempo, come dichiara lui stesso.

 

Aiutati da chef e sous chef i concorrenti dovranno realizzare dei piatti in carta all’Enoteca: a Stefano tocca l’antipasto a base di polpo, a Nicolò il primo con i pici, ad Amelia l’anatra.

Le telecamere indugiano su Stefano e la sua sudatissima e adrenalina prova di nervi. Energie violente tra lui e il suo mentore.

 

 

Roba da farsi venire l’esaurimente. Ossia: prendete Cracco quando vuole dare fastidio e moltiplicatelo per 7. Otterrete il soldatino al soldo della Feolde.

 

 

 

Comunque i tre piatti sono fighissimi, nulla da eccepire. Nell’ordine ecco quello di Stefano, Nicolò e Amelia.

 

 

 

Tutti e tre dichiarano emozioni fortissime, sono tutti visibilmente provati e anche emozioniati, e non faccio fatica a crederci. Un’occasione unica nella vita, peccato per chi non c’era.

 

Amelia vince. Lo merita, almeno per quanto si possa giudicare dal mio divano.

 

Il pressure finale si gioca, inizialmente, tra Nicolò e Stefano alle prese con una prova ancora una volta decisamente sul pezzo.

Trattasi di una sfida all’ultimo panino gourmet, nella quale i concorrenti devono prepararne tre diversi in mezzora: tre panini che somiglino e raccontino i giudici di MasterChef.

Va beh, una prova bellissima, no? Joe, da uno che non ha ben chiaro se gli piaccia di più l’hamburger o pane e salame, è di gran lunga il più avanti nella visione visionaria dei panini.

 

 

 

Si sprecano ricettone: accozzaglie improvvisate, ricette un po’ meglio studiate, intuizioni varie.

 

 

Alla fine ha la meglio Stefano, coi suoi tre panini gourmet. Non male in effetti.

 

Ci siamo. E’ il momento della resa dei conti: Paolo contro Nicolò. Io non lo dico nemmeno per chi tifo, non è necessario vero?

 

E’ la classica sfida del cavolo, a base di cavolfiori. Paolo fa un erroraccio: sopravvalutarsi ad un passo dalla finale. E, come vuole la parabola a lui cara, se la piglia… no, forse era un’altra cosa.

 

 

 

 

Insomma, era ora che andasse a casa dalla sua famiglia uno che dimentica il sale a MasterChef, no? Vince con onore il mio carissimo Nicolò de cuore.

 

I finalisti sono: Stefano, Amelia e Nicolò. Adesso voglio proprio vedere cosa succede giovedì. Nel frattempo si svela l’arcano dell’inizio puntata. Ricordate i 5 euro famosi?

 

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