Ristoranti 3 stelle Michelin: cosa succede quando nel piatto troviamo un capello?

Ristoranti 3 stelle Michelin: cosa succede quando nel piatto troviamo un capello?

Ci sottoponiamo a vere prove di resistenza per una cena nei ristoranti della Guida Michelin, ma ne vale la pena. A parte quando cala dall’alto la superbia dello chef, allora sì che spacchiamo il capello in quattro. A proposito: chi indovina il ristorante di questa storia? Riceviamo da un lettore e volentieri pubblichiamo.

Una delle mie passioni è la cucina, la grande cucina italiana e internazionale. Recentemente ho pranzato in un ristorante 3 stelle Michelin italiano. Era la seconda volta che ci andavo.

Il livello della cucina è stato molto alto, pur senza guizzi particolari (continuo a preferire i ristoranti mono o i bi-stellati).

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Purtroppo è capitato un incidente: ho trovato un capello in un piatto, avvolto intorno a uno gnocco (nella foto il piatto). Il capello evidentemente non era il mio.

Molto educatamente, nel modo meno visibile possibile, ho fatto notare la cosa al personale di sala. La ragazza che ha ritirato il piatto è stata molto gentile e si è scusata.

Dopo 5 minuti è arrivato al tavolo il patron del ristorante, chiaramente in difficoltà, che ci ha comunicato che avrebbe mandato ad analizzare il capello in laboratorio e che il responsabile, se fosse stato uno della brigata di cucina, sarebbe stato “evirato” (cit.).

Ci ha anche detto, però, che l’ultima volta che un incidente del genere era accaduto, due anni fa, il capello non apparteneva al personale di cucina, e quindi non è detto che fosse colpa loro. Ha aggiunto, infine, che in un’altra circostanza il presunto capello si era rivelato, all’analisi, essere il filo di un carciofo.

Ora, signor patron, con tutto il rispetto che si deve a una rispettabile istituzione come la sua, forse non è molto cortese nei confronti di un cliente che si fa un bel viaggio per visitare il suo ristorante (e che paga una discreta somma), mettere in dubbio la mia capacità di riconoscere un capello, e soprattutto la mia buona fede.

Il capello non apparteneva chiaramente a nessuno dei commensali, e il titolare, invece che reagire piccato, avrebbe semplicemente potuto scusarsi e incassare.

Ho la sensazione che, a certi livelli, il significato della parola “ristorazione” venga dimenticato, e si diano troppe cose (gli onori, soprattutto) per scontate.

A fine pranzo, ovviamente, al momento di pagare il conto, non mi è stato offerto nemmeno un caffè, tantomeno decurtato il costo del piatto col capello.

La classe.