La guerra del Tiramisu: specialità veneta? Non scherziamo, è friulana

La guerra del Tiramisu: specialità veneta? Non scherziamo, è friulana

Non vorrei dire: noi l’avevamo previsto, ma noi l’avevamo previsto, ecco. Quando si è sparsa la voce che il governatore del Veneto Luca Zaia aveva richiesto lo status di STG (Specialità Tradizionale Garantita) per il Tiramisu, affinché ne venisse riconosciuta con tutti i crismi la provenienza , vale a dire Treviso, abbiamo previsto temperature in ribasso in tutto il Nord-Est, nubi, vento e forti precipitazioni.

Direte: facili profeti.

Infatti la “guerra del Tiramisu” tra Veneto e Friuli Venezia Giulia si è subito scatenata.

Ma se temete il tasso di nientismo con propensione di qualche intellettuale del cibo a salire in cattedra, vi sbagliate.

A riprendere l’indomita richiesta di riconoscimento STG è stato addirittura il Guardian, che ha allertato gli inglesi, presumo molto interessati, sulla necessità di salvare  il dolce italiano. Bisogna assolutamente evitare che finisca malamente taroccato come troppe altre specialità italiane.

Mentre l’attesa per sapere chi vincerà la dolcissima guerra si fa snervante a tutte le latitudini, ricapitoliamo chi sono i contendenti che ne reclamano l’invenzione.

1) Ristorante Il Camin, Treviso, 1962. Speranza Garatti, che gestisce il ristorante insieme al marito Ottorino, prepara una  “coppa imperiale” di savoiardi, mascarpone, caffè, uova e, sopra, cioccolato grattugiato o cacao in polvere.  Ado Campeol, ristoratore e amico dei Garatti, lo battezza Tiramesù.

2) Ristorante Le Beccherie, Treviso, 1970. L’idea geniale di assemblare biscotti imbevuti nel caffè, crema e cacao viene ad Alba Campeol, proprietaria del ristorante. L’allora giovane chef Roberto Linguanotto la mette in pratica. Il figlio di Alba, Carlo, ricorda: “Quando Alba mi stava allattando, ricavava energia da mascarpone mischiato con lo zucchero e biscotti imbevuti nel caffè, come si usava a Treviso. Poi, con il suo chef, ha trasformato gli elementi in un pudding”.

3) Albergo Roma, Tolmezzo, 1951. Con buona pace di Zaia non siamo più in Veneto, bensì in Carnia. Il consigliere comunale Adriano Rainis porta una testimonianza in prima persona: lui lo ha mangiato per la prima volta nel 1959 preparato da una certa Delia Zamolo, che a sua volta avrebbe imparato la ricetta da tale Norma Piello. Che è ancora viva, ha 96 anni, e reclama il meritato quarto d’ora di celebrità.

4) Il Vetturino, Pieris, 1940. Sempre in Friuli Venezia Giulia. Mario Cosolo, chef del ristorante noto in tutta la regione per talento e impegno antifascista, è il vero inventore del tiramisu. Questo almeno secondo la figlia Flavia: “Fin dagli anni ’30 mio papà proponeva una coppa di cioccolato e zabaione (allora il mascarpone non c’era) che chiamava coppa Vetturino. All’inizio degli anni Quaranta ha cambiato il nome al dolce, ridenominandolo Tiramisu”. Il cambio sarebbe dovuto al commento di un cliente che si complimentò con lo chef dicendo “Ottimo, c’ha tirato su”.

Prima che il confronto degradi in un pollaio, abbiamo assolutamente bisogno che almeno voi, I LETTORI DI DISSAPORE, vi adoperiate per rendere il futuro del pianeta meno stressogeno.

Chi ha ragione in questa guerra del Tiramisu?