Sapessi com’è strano trovare la pasticceria di Iginio Massari in banca a Milano

Milano: siamo stati nella nuova pasticceria di Iginio Massari dentro la filiale di Banca Intesa in via Marconi

Sapessi com’è strano trovare la pasticceria di Iginio Massari in banca a Milano

Dimenticate gli ambienti austeri e funzionali della pasticceria Veneto di Brescia, la sola in cui Iginio Massari abbia mai esercitato la sua ben nota arte pasticciera.

Fino a OGGI.

Già, perché OGGI –14 marzo–, il buon Iginio, maître dei maître patissier italiani, inaugura un new deal gastronomico che varrebbe la pena d’essere studiato: si mette a far torte, monoporzioni e colombe tra gli sportelli di Banca Intesa, a Milano, in via Marconi, all’angolo con piazza Diaz.

[La pasticceria di Iginio Massari a Milano è già aperta]

Una cosa del genere in Italia non l’avevamo ancora vista. Ma sentita sì, eh, a meno che non abbiate passato l’ultima settimana su un asteroide. Noi stessi ve ne abbiamo parlato molto, e non contenti, ci siamo appena tornati per riservare al re dei pasticcieri un’accoglienza degna.

Okay, non sarà come quella che gli hanno tributato ieri sera chef star come Andrea Berton e Alessandro Borghese, oppure i colleghi dell’Ampi (Associazione Nazionale Pasticcieri Italiani), che disposti su due file hanno salutato l’arrivo di Massari in modalità sobria –tipo boys quando Wanda Osiris scendeva le scale– ma abbiamo fatto il possibile.

[Iginio Massari: dentro la nuova pasticceria di Milano]

E ora vi raccontiamo che effetto fa spizzicare i dolci di Massari dentro una banca.

Lo smarrimento non è poco. Alla cassa c’è una coda che si affronta solo con il supporto motivazionale dei bigné in vetrina: abbiamo visto gente arrendersi, abbiamo preso il loro posto.

Si fa lo scontrino prima di ordinare, cosa necessaria, dato il marasma, e si consuma in piedi sui tavolini sparsi per il locale, grande, luminoso, minimalista.

[La pasticceria di Iginio Massari apre a Milano il 14 marzo]

E si osserva straniti la parete trasparente: di là c’è una banca, enorme, con divanetti, gente che fa prelievi e attende il proprio turno in code meno promettenti.

La filiale ha un ingresso a parte, ma è collegata alla pasticceria da una porta, che se aperta incanala direttamente verso gli sportelli automatici.

Gli spazi sono suddivisi in modo da lasciare a metà —tra banco e banca— l’area caffetteria. Il caffè non è niente di che, se costa 1,20 euro dev’essere perché qualcuno ha capito —giustamente— che l’edonismo pro-Instagram di una foto con la tazzina griffata Massari va pagato.

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L’offerta è varia, come si dice, ma ancora con assortimento limitato. Tradottgo: troverete sempre mignon (1.50 euro) e monoporzioni (7 euro), ma non aspettatevi la varietà della sede bresciana: oggi, per esempio, c’erano 6 monoporzioni diverse tra cui scegliere e una decina di pasticcini diversi.

Tante invece le gelatine di frutta (1 euro al pezzo), meno i frollini (anche in questo caso, 1 euro al pezzo, che è tanto) e qualche torta che troneggia nel banco frigo in attesa di qualcuno che si accolli, piacevolmente si capisce, la spesa.

La pasticceria è aperta da poco, sono indizi da prendere con le molle, ma la regola generale sembra essere questa: pochi tipi di dolci, esposti in abbondanza, tutti con il marchio di fabbrica Iginio Massari impresso su cioccolato.

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La mini-sacher ai lamponi, ad elevato tasso di riconoscibilità, è molto richiesta, perché il look seduce o perché nella “versione di Iginio” è già famosa.

Squisita, anche se deve piacere il genere: è intrisa di alcol come poche e la confettura di frutta, poco dolce, sparisce sotto il peso del fondente e del pan di spagna zuppo.

Diciamo, con rispetto e sottovoce, che la sacher ai lamponi di Gianluca Fiorino de La Portineria di Roma, già allievo di Massari, è persino più buona.

Le tartellette alla frutta sono di una perfezione quasi fastidiosa: la crema vale da sola i 7 euro del prezzo, generosa in vaniglia e integra, dal primo all’ultimo morso. La frolla non si sfalda come avviene di solito, picco di dolce non pervenuto. Irrinunciabile se venite qui.

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Buone sia le gelée di frutta che i macaron (1.80 euro cadauno); quello al pistacchio ha una ganache tanto intensa da ricordare le creme spalmabili fatte interamente di frutta secca.

Se volete andarci, specie ora che la Pasqua si avvicina ed è tempo di colomba (40 euro al chilo, che sarà mai…), tenete presente che la pasticceria è aperta dalle 7.30 alle 20, con orario continuato.

Vi suggeriamo caldamente gli orari più improbabili.