Agricoltura, il settore ha resistito al Covid: solo il 18% delle aziende lamenta dei danni

Nonostante la crisi dovuta al cambiamento climatico l'agricoltura italiana ha dimostrato una certa resilienza all'imperversare del Covid.

Agricoltura, il settore ha resistito al Covid: solo il 18% delle aziende lamenta dei danni

Vero, l’agricoltura si trova a dover affrontare una crisi tutt’altro che semplice, determinata dal duplice problema della siccità e della speculazione – ma sforziamoci di guardare il bicchiere mezzo pieno: il settore, infatti, è stato in grado di dimostrare un buon livello di resilienza all’imperversare della pandemia da Covid-19, tanto che solamente il 17,8% delle aziende (equivalenti a meno di una su cinque) ha dichiarato di aver subito particolari conseguenze legate all’emergenza sanitaria. È quanto emerso dalle Presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo, intervenuto recentemente in occasione della presentazione del settimo Censimento dell’Agricoltura.

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Censimento che, di fatto, offre un’istantanea accurata del settore in questione, mettendo così a disposizione degli stakeholder informazioni essenziali per determinare le politiche e le scelte del futuro. Abbiamo già discusso, nel contesto del rapporto in questione, di come l’agricoltura italiana abbia però subito un drastico ridimensionamento per quanto riguarda il numero complessivo delle aziende: in 38 anni ne sono scomparse due su tre, anche se è corretto segnalare che la loro dimensione media è più che raddoppiata. Importante notare, inoltre, che il settore rimane caratterizzato da una netta impronta famigliare – tanto che nel 2020 il 98% delle aziende agricole del territorio nazionale impiegava almeno una percentuale di manodopera famigliare.

Rimane ancora molto lavoro da fare, invece, per quanto riguarda la digitalizzazione; anche se di fatto la quota di imprese che hanno adottato questo tipo di tecnologie si è quasi quadruplicata nell’ultimo decennio. “Come prevedibile, sono le imprese più grandi e quelle dirette da giovani a mostrare una maggiore propensione per queste soluzioni” ha commentato a tal proposito Gian Carlo Blangiardo. “Infatti, laddove la leadership è esercitata da persone fino a 44 anni il tasso di digitalizzazione arriva al 32,2%; dove invece i dirigenti hanno più di 65 si ferma al 7,6%”.