Altro che olio d’oliva, il vero re dei rincari è lo zucchero

Olio di oliva? Macché, il vero re dei rincari è lo zucchero: numeri alla mano, si registra un aumento di prezzo del 42,3% in un anno.

Altro che olio d’oliva, il vero re dei rincari è lo zucchero

Nel corso delle ultime settimane l’olio di oliva si è ritrovato a più riprese a giocare il ruolo del primo protagonista della cronaca dei prezzi alimentari – rincari in abbondante doppia cifra, scorte mutilate a causa della forte siccità che sta stritolando la Spagna, futuro torbido che non promette alcuna boccata di ossigeno: un gran pasticcio, in altre parole. Numeri alla mano, tuttavia, è un altro alimento a meritarsi la corona di vero re dei rincari: lo zucchero, che secondo le più recenti stime redatte da NielsenIQ ha subito un aumento di prezzo del 42,3% nell’anno terminato ad agosto 2023.

La lettura degli statisti è che il motivo per cui il rincaro dello zucchero sia stato più “furtivo” rispetto a quello di altri suoi “colleghi” è che l’acquisto medio per famiglia si aggira appena sui nove chilogrammi annui: in altre parole, per quanto il prezzo si sia effettivamente impennato, il suo peso specifico sullo scontrino è relativamente basso.

Zucchero re dei rincari: ma che dicono i produttori?

spesa scontrino

I produttori, secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore, sono in realtà soddisfatti dai rincari allo zucchero, e come a giustificarsi puntano il dito oltre l’Oceano Atlantico: se in Europa il prezzo all’ingrosso della materia prima in questione si arena sui 900 euro a tonnellate, negli Stati Uniti si gonfia fino ai 1600 dollari.

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Non sorprendono, dunque, le parole di Claudio Gallerani, presidente di Coprob-Italia Zuccheri, unico produttore di zucchero del nostro caro e vecchio Stivale in grado di soddisfare il 35% del fabbisogno nazionale. “Per sostenere la filiera bieticola europea” ha spiegato “che è da anni in sofferenza, e metterla al riparo dalle speculazioni e dalla concorrenza globale low cost servirebbe un sistema di protezione comunitario sul modello di quello applicato dagli Stati Uniti”.

Ma torniamo a noi, allo zucchero e all’aumento di prezzo sperimentato negli nel corso degli ultimi mesi. È bene notare, a dire il vero, che i segnali di una potenziale crisi erano presenti già da qualche tempo: al di là degli aumenti al costo di lavorazione, che non sono naturalmente esclusivi alla filiera dello zucchero ma che senza ombra di dubbio avranno avuto un impatto sui prezzi finali; è bene ricordare che la barbabietola da zucchero è una coltura particolarmente sensibile al caldo eccessivo – una condizione che, in un mondo minacciato dal cambiamento climatico, è sempre più comune.

Le produzioni calano, dunque: è il caso dell‘India, tanto per fare un esempio, che ad Agosto ventilò l’idea di chiudere le esportazioni di zucchero per la prima volta in sette anni a causa dei raccolti mutilati dalla carenza di piogge. Altro capitolo interessante riguarda i pesticidi: una sentenza di qualche mese fa della Corte di giustizia dell’Unione europea mise fine alle deroghe ai divieti relativi ai cosiddetti pesticidi neonicotinoidi. La reazione dei produttori europei fu immediata: niente pesticidi, niente raccolto.