Balocco prova ad assolversi con le mail, ma il suo comunicato diceva altro

Il Corriere della Sera ha pubblicato alcune email scambiate fra Balocco e lo staff di Chiara Ferragni in merito alla questione pandoro. E queste email stanno facendo discutere assai

Balocco prova ad assolversi con le mail, ma il suo comunicato diceva altro

Prosegue in queste ore il polverone mediatico nato a seguito del fatto che l’Antitrust, al termine delle sue indagini, ha deciso di sanzionare le società Fenice e TBS Crew di Chiara Ferragni sia la Balocco per via del caso del “pandoro commercialmente scorretto”. Ebbene: subito dopo la pubblicazione del comunicato stampa dell’Antitrust, ecco che il Corriere della Sera ha riportato uno scambio di email fra Balocco e lo staff di Chiara Ferragni dove ci sono alcuni commenti alquanto caustici.

Cosa dicevano le email fra Balocco e il team di Chiara Ferragni?

Chiara Ferragni, pandoro

La storia del pandoro rosa di Chiara Ferragni ormai la saprete tutti. Molto brevemente (se preferite la versione lunga la trovate qui, con la precisa analisi di Selvaggia Lucarelli): nell’ottobre 2022 sul mercato erano arrivati i 362mila Pandori Pink Christmas griffati Chiara Ferragni. Al costo di 9 euro l’uno (circa il triplo della versione non griffata), ecco che, da come si capiva dalla campagna promozionale, le vendite di tali panettoni sarebbero andate a sostenere l’acquisto di un macchinario destinato alla cura di bambini affetti da osteosarcoma e sarcoma di Ewing all’Ospedale Regina Margherita di Torino.

Tuttavia qualcosa stonava nella faccenda ed ecco che l’Antitrust si era messo a indagare, scoprendo che in realtà Balocco aveva, mesi prima della messa in vendita del panettone, versato una cifra fissa come “donazione”. Tuttavia i messaggi pubblicitari del pandoro sembravano indicare che parte del ricavato delle vendite al pubblico sarebbe finito come donazione al nosocomio.

Così l’Antitrust aveva iniziato a indagare e alla fine, oggi, è giunto alla conclusione che si era trattato di una “pratica commerciale ingannevole e scorretta” che aveva indotta gli ignari consumatori a pensare che il ricavato dell’acquisto dei panettoni sarebbe andato in beneficenza. Ma in realtà la cifra devoluta all’ospedale era già stata donata mesi prima, da Balocco.

Da qui la decisione dell’Antitrust: sanzione di 400mila euro e di 675mila euro per le società Fenice e TBS Crew di Chiara Ferragni e di altri 420mila euro per quanto riguarda Balocco.

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Ma stasera è arrivata una nuova puntata di questa faccenda. Il Corriere della Sera ha infatti pubblicato il contenuto di una serie di email scambiate fra Balocco e lo staff di Chiara Ferragni dove le due parti sembravano non concordi su come comunicare la campagna pubblicitaria che poi sarebbe stata sanzionato dall’Antitrust per “pratiche commerciali scorrette”.

Da queste email effettivamente sembra emergere il fatto che Balocco si fosse accorto che forse stavano facendo pubblicità ingannevole. In un’email il manager della Balocco scrive al team di Chiara Ferragni: “Non avendo compreso che il dettaglio della donazione sarebbe stato oggetto del contratto, non ci siamo pronunciati prima se non dopo vostro stimolo. Ecco perché ne è derivata una certa limitazione che siamo certi, riusciremo a superare”.

Effettivamente Balocco ha davvero donato 50mila euro all’Ospedale Regina Margherita. Il problema, però, è che poi, a livello comunicativo e di marketing, pur temendo l’azienda il rischio di fare della pubblicità ingannevole, ecco che si è lasciato comunque intendere che le vendite del pandoro avrebbero effettivamente contribuito alla donazione. Cosa che poi non è avvenuta, come stabilito anche dall’Antitrust.

Da qui un’altra email, scritta dallo staff di Chiara Ferragni, che dice “Buongiorno. Ho rivisto il comunicato in qualche punto. Te lo rimando in allegato. […] “Lo storico brand piemontese Balocco, riconosciuto ed apprezzato nel mondo per l’eccellenza della sua offerta natalizia, presenta una novità esclusiva: il pandoro Chiara Ferragni, le cui vendite serviranno a finanziare un percorso di ricerca promosso dall’Ospedale Regina Margherita di Torino”.

In effetti il comunicato sembra sempre voler far capire che le vendite del pandoro avrebbero contribuito alla donazione, non è cambiato nulla rispetto a prima. Testualmente, infatti, il comunicato dice: “il pandoro Chiara Ferragni, le cui vendite serviranno a finanziare un percorso di ricerca“. Che se l’italiano non è un’opinione significa che il ricavato delle vendite del pandoro al pubblico ovvero i soldi derivanti dal pandoro acquistato dai consumatori, sarebbe stato devoluto all’ospedale. Che ulteriormente tradotto vuol dire: parte di quei 9 euro di pandoro che si vanno ad acquistare vanno al nosocomio.

O sarebbero dovuti andare da quello che si evince da come è stato scritto il comunicato originale. Ma come l’Antitrust ha spiegato, la donazione è stata tutta fatta in precedenza da Balocco. Quindi tutti i soldi in più derivanti dalle vendite non facevano comunque parte della donazione.

Qui poi arriva un’altra email, dal tono potrebbe essere un’email interna, dove qualcuno dice “Mi verrebbe da rispondere [al team Ferragni]: In realtà le vendite servono per pagare il vs cachet esorbitante”.

La sensazione, leggendo queste email, è che Balocco si fosse fatto venire qualche dubbio per quanto riguardava la pubblicità ingannevole, preoccupandosi della cosa, ma poi di fatto nel comunicato viene sempre detta la stessa cosa.

Per quanto riguarda il cachet, andando a rivedere cosa detto dall’Antitrust nel suo provvedimento, ecco che cita le campagne promozionali assai costose, che vanno da 100mila euro a 1 milione di euro. A proposito di questo notevole investimento, il Corriere della Sera ha fatto notare come non sia stato ripagato. Dei 362.577 pandori, il 20% non è stato venduto ed è andato distrutto (e questo nonostante, passate le feste, fosse stato anche messo in sconto). Sempre secondo il Corriere, le due società di Chiara Ferragni hanno invece ottenuto una cifra superiore al milione di euro per la licenza dei marchi. E Balocco adesso deve pagare altri 420euro di multa dell’Antitrust (ci chiediamo anche come questo possa impattare sull’azienda, non sono proprio bruscolini).