La notizia, a vederla in faccia, sembra semplice: Bauli ha acquisito una quota di maggioranza di Olivieri 1882, storico laboratorio di pasticceria artigianale di Arzignano. E tant’è, trattasi di un’acquisizione. La sua coda, però, pare più interessante.
Considerando il suo segmento di competenza Olivieri è la realtà che negli ultimi anni si è fatta più strada. E badate bene – parliamo di vendite, esportazioni e numeri, più che di reputazione: nel 2024 i nostri hanno realizzato sei milioni di euro di ricavi, in crescita sui 3,7 milioni dell’anno precedente. A oggi, i lievitati di casa Oliveri sono presenti in 116 Paesi nel mondo. E dunque?
La bilancia del posizionamento, e la questione Barbieri
La notizia è semplice, dicevamo, ma la coda fa capire che si tratta di una questione di posizionamento. D’altronde the writing was on the wall: pensiamo alla collaborazione tra Motta – marchio di casa Bauli, per l’appunto – e Bruno Barbieri, che ha spinto il brand a lievitare oltre la fascia entry level affacciandosi agli scaffali dei pesi massimi. Ma non divaghiamo.
Nella consueta classifica dissaporiana i panettoni di Olivieri sono passati dal fare incetta di premi di anno in anno a essere esclusi per shelf life eccessiva. Condizione, quest’ultima, che in assenza di una legge che definisca cosa è un panettone artigianale diventa fondamentale per l’ingresso ai panel: noi lo riteniamo tale se fatto non conto terzi e da un’azienda indipendente dall’industria, e se presenta una shelf life ristretta, come c’è da aspettarsi da un prodotto di questa categoria.
Conclusione: il fatto che Bauli abbia voluto allungare le mani è sintomo di una volontà di posizionamento già resa eloquente dalla sopracitata linea Motta x Barbieri; o in termini più generali è segnale del fatto che l’industria abbia intenzione di popolare la fetta del mercato artigianale.
E se è pur vero che il matrimonio, come di consueto, è stato annunciato con la pretesa di qualità salda e immutabile – “Non siamo qui per cambiare Olivieri, ma per sostenerne la crescita” afferma Fabio Di Giammarco, CEO di Bauli -, è altrettanto vero che a non fare attenzione alla coda si rischia di inciampare.