Bud Light: le vendite colano a picco dopo la campagna con l’attivista transgender

Le vendite di Bud Light sono crollate dopo la partnership con l'attivista transgender Dylan Mulvaney.

Bud Light: le vendite colano a picco dopo la campagna con l’attivista transgender

L’affaire Bud Light – una disasterclass che negli anni a venire potrebbe essere presa a esempio per insegnare l’importanza di conoscere i propri clienti. Ci stiamo naturalmente riferendo alla scelta di Anheuser-Busch di pubblicizzare la birra del suddetto marchio attraverso una campagna promozionale con protagonista l’attivista transgender Dylan Mulvaney, una scelta che ha causato una vera e propria caduta libera del valore del titolo in borsa – con perdite stimate che si aggirano intorno ai 5 miliardi di dollari – e un contraccolpo altrettanto duro sulle vendite del prodotto, che sono di fatto diminuite del 17% nella settimana conclusasi il 15 aprile rispetto allo scorso anno.

Bud Light e la disastrosa campagna con Dylan Mulvaney

birra

Un quinto in meno su base annua, in parole povere – un crollo verticale che, per di più, è stato accompagnato da un aumento altrettanto notevole delle vendite dei concorrenti diretti, Coors Light e Miller Light, cresciute di fatto del 18% nello stesso periodo temporale preso in esame.

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Mors tua vita mea, si potrebbe dire. Esempio lampante di questo cambio radicale nel settore della birra a stelle e strisce è il caso della Ultra Right Beer, o “birra di estrema destra” se preferite la versione italianizzata, un prodotto nato per boicottare la Bud Light e che ha basato l’intera propria identità sulla negazione ideologica della campagna con Dylan Mulvaney: dopo appena una manciata di settimane dal suo lancio sul mercato, la birra di estrema destra è ormai prossima al milione di dollari in vendite.

Il vicepresidente del marketing di Bud Light, Alissa Heinerscheid, ha nel frattempo ritenuto opportuno prendersi un periodo di congedo in seguito al contraccolpo mediatico, ma pare che ai piani alti dell’azienda sia già stata presa la decisione di cambiare le carte in tavola sostituendo Heinerscheid con Todd Allen, già vicepresidente globale di Budweiser.

In risposta alla forte ondata di criticismo, Mulvaney è intervenuta in una puntata del podcast Onward with Rosie O’Donnel: “Penso che tutto questo sia dovuto al fatto che questo persone non mi capiscono” ha spiegato “e qualsiasi cosa io faccia o dica in qualche modo viene estrapolata dal contesto e usata contro di me”.

È bene notare che l’esempio della Bud Light non è che una goccia in una ben più ampia ondata di sentimento anti inclusivo che nel corso degli ultimi tempi ha invaso gli Stati Uniti: pensiamo, tanto per fare un esempio, a quanto capitato verso l’inizio dell’anno, quando M&M’s decise di ritirare le sue celebri mascotte colorate per smorzare le troppe polemiche nate dall’adozione di un look leggermente più inclusivo.

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