Cancro all’intestino: un nuovo approccio alla terapia riduce del 28% il rischio di ricadute

Una nuova strategia terapeutica riduce del 28% il rischio che il cancro all'intestino ritorni dopo l'operazione chirurgica.

Cancro all’intestino: un nuovo approccio alla terapia riduce del 28% il rischio di ricadute

Il cancro all’intestino è una brutta bestia. Un paziente su tre ha una ricaduta in seguito all’intervento chirurgico – una percentuale che la comunità sanitaria descrive, senza peli sulla lingua, come “troppo alta”. Un nuovo studio, tuttavia, potrebbe aver trovato una strada alternativa e soprattutto efficace nell’approcciarsi a questo male: somministrare la chemioterapia prima dell’intervento in sé, infatti, riduce del 28% la possibilità che la malattia si ripresenti. La ricerca, pubblicata sulla rivista Journal of Clinical Oncology, ha coinvolto poco più di un migliaio di pazienti curati in 85 ospedali nel Regno Unito, Danimarca e Svezia; e potrebbe di fatto rivoluzionare la strategia comunemente utilizzata per curare questa particolare tipologia di cancro rappresentando al contempo un ancora di salvezza per centinaia di migliaia di pazienti in tutto il mondo.

L’entusiasmo della comunità scientifica

Carni rosse

“È meraviglioso vedere che questo studio, che abbiamo seguito con grande interesse, abbia portato a risultati così positivi” ha commentato a tal proposito Genevieve Edwards, amministratore delegato di Bowel Cancer UK. “È una notizia fantastica che ha il potenziale per fare davvero la differenza nella vita delle migliaia di persone a cui ogni anno viene diagnosticato un cancro intestinale“.

Salumi, secondo uno studio gli additivi sono connessi al rischio di cancro al colon Salumi, secondo uno studio gli additivi sono connessi al rischio di cancro al colon

Tradizionalmente la chemioterapia viene somministrata al paziente in seguito all’intervento chirurgico in modo da “uccidere” eventuali cellule tumorali vaganti che potrebbero per l’appunto portare alla ricomparsa della malattia. Il nuovo regime proposto dallo studio in questione, invece, vedrebbe i pazienti ricevere sei settimane di chemioterapia, l’intervento chirurgico del caso e poi altri 18 settimane di chemio.

Questo schema è lo stesso impiegato per trattare i pazienti partecipanti allo studio, mentre un secondo gruppo di controllo ha seguito l’approccio tradizionale – intervento in primis e poi 24 settimane di chemioterapia. I risultati, come accennato in apertura, parlano chiaro: i pazienti sottoposti alla chemio prima di finire sotto i ferri hanno sperimentato un rischio nettamente più basso di eventuali ricadute.

“Un numero crescente di prove sta dimostrando il valore della chemioterapia preoperatoria in molti altri tipi di cancro” ha spiegato la dott.ssa Laura Magill, professore associato presso la clinica di Birmingham “e riteniamo che i nostri risultati potrebbero trasformare il modo in cui affrontiamo il cancro del colon in clinica”.

In altre parole, pare che il tempismo sia l’ingrediente determinante quando si parla di cancro all’intestino – tanto nella diagnosi quanto nella cura. “Il semplice atto di anticipare la chemioterapia, somministrandola prima invece che dopo l’intervento chirurgico, offre risultati davvero notevoli” ha riconosciuto il professor Matthew Seymour dell’Università di Leeds. “Aumentare gradualmente questo trattamento in tutto il mondo, anche nei paesi a basso e medio reddito, potrebbe trasformare la cura del cancro e salvare migliaia di vite”.

Come recita l’antico adagio, tuttavia, prevenire rimane meglio che curare: seguire una dieta con una ricca base vegetale ed evitare di esagerare con il prosciutto, la pancetta e altre carni lavorate è un’ottima idea per ridurre il rischio di trovarsi in situazioni spiacevoli.