Carne, l’appello degli scienziati alla UE: basta promuovere il consumo

Sessanta donne e uomini di scienza, tra cui Jane Goodall, chiedono alla Commissione europea di adeguare i fatti alle intenzioni in materia di consumo di carne.

Carne, l’appello degli scienziati alla UE: basta promuovere il consumo

Basta sostenere il consumo di carne e prodotti animali: la UE impieghi i suoi finanziamenti per promuovere diete un’alimentazione sostenibile e vegetale. Lo chiede un nutrito gruppo di scienziati, oltre 60 da molte nazioni europee, in una lettera alla Commissione Europea. “Questa politica ha bisogno di una riforma in modo che si supporti la salute pubblica, la protezione dell’ambiente e il benessere degli animali invece di metterli a rischio”, si legge nella lettera.

Una dei firmatari è Jane Goodall, famosa etologa e ambientalista, che ha spiegato: “Le recenti politiche alimentari e contro il cancro mostrano che la Commissione europea comprende bene la necessità di un passaggio dai prodotti animali a diete più ricche di vegetali, ma la sua politica per il finanziamento degli annunci alimentari non riflette ancora questo intento, e quindi è importante che questi messaggi contrastanti vengano allineati”. La richiesta della lettera al massimo organo esecutivo dell’Ue è quindi “di riformare la sua politica di promozione dei prodotti agricoli in modo che fornisca sostegno e incentivi per il passaggio cruciale a diete maggiormente a base vegetale in Europa”.

Le politiche agricole e alimentari dell’Unione sono spesso al centro di polemiche, sia per il sostegno diretto ai produttori sia per la promozione indiretta di consumi e abitudini alimentari. Da un lato infatti la strategia Farm to fork recentemente approvata si muove in un’ottica ampia, non solo economica e alimentare, ma anche ecologica e ambientale, di contrasto al riscaldamento globale in ogni modo possibile. Dall’altro campagne come quella Become a beefatarian vedono investiti milioni di euro e lasciano qualche dubbio sulle reali intenzioni dell’Unione rispetto alla riduzione degli allevamenti intensivi.

[Fonte: Agrifoodtoday]