Si chiama Woohoo il “ristorante del futuro”, e non poteva che nascere a Dubai. Il luogo delle sfide, dei Guinness dei Primati, del rendere possibile l’impossibile e pure quello del cioccolato che ci rovina la vita (e talvolta pure le papille gustative) da un anno.
Ma insomma, che piaccia o no Dubai è il luogo dove tutto avviene per la prima volta. Spesso, per poi avvenire anche altrove. C’è quindi da credere che Woohoo presto arriverà anche da noi, o comunque uscirà dagli Emirati Arabi, per rivoluzionare il mondo della ristorazione e imporre un nuovo paradigma, che in effetti non può non spaventare gli chef, e soprattutto i ristoratori. Perché Woohoo, signore e signori, uno chef non ce l’ha. Non uno tradizionale, almeno. Wohoo, il “ristorante del futuro”, ha una cucina diretta esclusivamente dall’intelligenza artificiale.
L’Intelligenza Artificiale entra in cucina a gamba tesa

Il tema è noto, anche se non vogliamo davvero indagarlo, come succede a tutte le cose più grandi di noi tanto da spaventarci. I lavori che l’Intelligenza Artificiale mette a rischio sono innumerevoli. La creatività continuerà a essere un valore in un mondo in cui attori, cantanti, scrittori, artisti, fotografi, registi e anche chef possono essere sostituiti da una tecnologia futuristica? C’è chi crede di sì, e c’è chi lo spera soltanto, rimanendo a bocca aperta di fronte ai risultati che già ora, in alcuni campi, l’Intelligenza Artificiale riesce a ottenere.
Gli esperimenti ci sono stati e ci sono anche in cucina: ci hanno provato i fast food come McDonald’s, a usare l’AI, e ci hanno provato gli utenti, in entrambi i casi con risultati non troppo confortanti. Eppure, sappiamo benissimo che l’Intelligenza Artificiale è solo agli inizi, alle prime sperimentazioni, ma cresce a una velocità esponenziale, e nessuno sa dove potrà davvero arrivare domani.
Di certo, arriverà a ideare ricette, abbinamenti, idee per piatti nuovi. Di certo, saprà mixare “tradizione & innovazione”, e calcolare il food cost molto meglio di uno chef in carne e ossa. E chissà se sarà in grado di prendere una stella Michelin. Quel che gli mancherà, sicuramente, sarà la nonna che gli ha insegnato a cucinare, e tutto quel carico emozionale che questo tipo di storie – quando non sono mero storytelling – portano con sé. Quello, l’intelligenza artificiale non ce l’avrà mai. Ma basterà a salvare la figura dello chef? Forse no, a ben guardare.
Com’è Woohoo, il “ristorante del futuro”

“Al Whoohoo Restaurant facciamo le cose in modo diverso”, spiega il sito del ristorante. “Non siamo solo un ristorante, siamo un luogo dove il cibo incontra la tecnologia per creare qualcosa di veramente speciale”. Dunque, il primo ristorante al mondo guidato dall’Intelligenza Artificiale dichiara di essere prima di tutto un luogo di sperimentazione tecnologica, prima ancora che gastronomica. E questo è bene, per la cucina.
Lo chef a capo di tutto questo ha un nome, ma non ha mani, né un corpo fisico. Chef Aiman, infatti, è “una mente culinaria alimentata dall’intelligenza artificiale, progettata da UMAI, un’azienda di software high-tech”. “Comprende ricette, ingredienti e tendenze alimentari globali con una precisione impressionante”, spiegano dal ristorante.
Alla fine, se chef Aiman crea (dopo essersi “formato su migliaia di ricette, ingredienti e abbinamenti di sapori provenienti da tutto il mondo” utilizzando “l’apprendimento automatico per capire cosa funziona e cosa no”) è poi una mano umana a costruire il piatto. La mente è artificiale ma il braccio è ancora umano, e questo, in effetti, è abbastanza incredibile, perché nei tempi della scorsa rivoluzione industriale e tecnologica è accaduto l’esatto contrario. “Ogni ricetta di WooHoo inizia con questo sistema di intelligenza artificiale. Successivamente, chef umani esperti perfezionano ogni piatto con abilità e precisione. Questo processo garantisce che ogni piatto venga testato dalla tecnologia e perfezionato dagli umani prima di raggiungere la tua tavola”, spiegano dal ristorante.
Cosa si mangia da Woohoo

“Non stai solo cenando. Stai assaporando uno scorcio del futuro della gastronomia“. Così il menu del Woohoo di Dubai dà il benvenuto ai suoi clienti. A ben guardare, però, di creatività nel primo menu creato dall’intelligenza artificiale ne vediamo davvero poca. Qualche insalata (di king crab, di anatra croccante, di noodle), una sezione dedicata al caviale e alle ostriche (vabbe’, all’intelligenza artificiale piace vincere facile), una dedicata ai gyoza e poi via di sushi e sashimi, che insomma, in Giappone si fa da una vita e sono decenni che, esattamente come il cioccolato di Dubai, compare da tutte le parti, in tutte le forme e in qualità spesso non eccelse. Quindi, mi permetta caro chef Aiman, alla faccia dell’innovazione.
Non è finita qui: c’è la parte dedicata alle bistecche, quella dedicata alla griglia, quella dei primi piatti, in cui compare pure un risotto, con aragosta fresca e parmigiano. Brr.
Ed è qui che gli chef di tutto il mondo tirano un sospiro di sollievo: per il momento, a quanto pare, possono dormire sonni tranquilli.

