Cina: finalmente si potrà andare al supermercato anche senza tampone negativo

La Cina allenta le misure anti-Covid: niente più tampone negativo obbligatorio per andare al supermercato o in ufficio.

Cina: finalmente si potrà andare al supermercato anche senza tampone negativo

Un po’ mi piaci e un po’ ti mollo. Ecco, forse potremmo riassumere così la relazione vagamente abusiva tra la Cina e le restrizioni anti-Covid: a poco più di una settimana dall’introduzione di nuove, stringenti e severe misure per limitare quanto più possibile il contagio (con annesse proteste da parte della popolazione, beninteso) le autorità governative del Paese del Dragone hanno deciso di fare una piccola retromarcia – o in alternativa un’inversione a U, se preferite – e allentare di un poco le restrizioni. In particolare, ciò che più salta all’occhio è la rimozione dell’obbligo di un tampone negativo al coronavirus per potere entrare nei supermercati a fare la spesa, per andare in ufficio a lavorare o anche solo per prendere la metropolitana.

La nuova linea di Pechino ha ascoltato le proteste?

tampone

Ora, sappiamo che potrebbe potenzialmente sembrarvi assurdo, ma di fatto l’obbligo di un tampone molecolare per entrare nelle sopracitate strutture (tampone che deve avere un esito, manco a dirlo, negativo) è stato “potenziato” solamente domenica scorsa, il 27 di novembre. Come abbiamo accennato in apertura di articolo, infatti le autorità governative cinesi decisero di inasprire il già obbligatorio tampone molecolare aggiungendo una semplice postilla: vuoi entrare al supermercato o ai grandi magazzini di turno? Bene, ma il tampone deve essere necessariamente effettuato nelle ultime 48 ore.

La novità, come anticipato, non fu presa bene dalla popolazione; mentre gli esperti di economia avevano redatto modelli che prevedevano un ulteriore contrazione dei consumi. Ora le misure sono state nuovamente allentate, ma probabilmente pensare che sia una netta conseguenza delle proteste dei cittadini cinesi, scese nelle piazze di tutto il Paese per manifestare contro la politica Covid-zero introdotta dal presidente Xi Jinping, sarebbe peccare di ingenuità.

Se infatti è innegabile che la nuova linea di Pechino abbia in un certo senso accontentato le richieste dei manifestanti, occorre ricordare che si è sviluppata la consapevolezza che la malattia legata al Covid-19 sia di fatto diventata meno grave: pensiamo alle dichiarazioni di Tong Zhaohui, direttore dell’Istituto di malattie respiratorie di Pechino, che ha spiegato come l’ultima variante di Omicron abbia di fatto causato meno casi di malattia grave rispetto all’epidemia di influenza globale del 2009.

In ogni caso, la Cina si è svegliata in preda all’ottimismo: “Pechino si prepara di nuovo alla vita”, recita un titolo del quotidiano governativo ‘China Daily’, aggiungendo che le persone stanno “gradualmente abbracciando” il lento ritorno alla normalità. I problemi, tuttavia, sono ancora tanti: con i mercati chiusi e le vie di comunicazione compromesse, molti contadini stanno lasciando marcire i propri raccolti.