Cina: raccolto il 55% delle riserve invernali di grano, e c’è chi pensa alla guerra

Il raccolto di grano in Cina procede ben più velocemente dello scorso anno, e c'è chi, adocchiando le scorte, pensa a un'entrata in guerra.

Cina: raccolto il 55% delle riserve invernali di grano, e c’è chi pensa alla guerra

La Cina ha recentemente dichiarato di aver già raccolto circa il 55% delle proprie riserve invernali di grano, anticipando di fatto di almeno due giorni la data di metà raccolto dell’anno precedente. Nello specifico, il Paese del Dragone ha mietuto il grano su 167 milioni di Mu (unità di misura che, in questo caso, equivale a circa 11,13 milioni di ettari) di terreni agricoli, con un ritmo giornaliero di 10 milioni di Mu. I più maliziosi (o forse i più scaltri?), tuttavia, hanno offerto una lettura ben più preoccupante della notizia – e temono che Pechino si stia preparando alla guerra.

grano

Ma andiamo con ordine: se dobbiamo dare i numeri, tanto vale partire proprio da questi. Si stima che che le riserve di grano attualmente custodite nei silos cinesi superino i 140 megaton (ossia milioni di tonnellate) – il che, se considerato in termini assoluto, è una bella notizia; che diventa tanto più rassicurante quando si considera che il gap lasciato dallo scoppio del conflitto in Ucraina equivale a 50 o 60 megaton. Chiaro, semplicemente paragonando questi numeri già pare chiaro che i prezzi folli raggiunti dal grano non siano dovuti a una penuria in senso stresso, ma a evidenti operazioni di speculazione; ma non è questo ciò che fa preoccupare gli esperti. La mole delle scorte cinesi, infatti, lascia sconcertati quando la si paragona al resto del mondo: per darvi un riferimento, pensate che la coalizione occidentale composta da Stati Uniti, Europa, Canada e Australia si avvicina a malapena a 40 megaton, mentre Medio Oriente e Africa del Nord possono contare su appena la metà.

Insomma, abbiamo appurato che di grano disponibile ce n’è: il fattore inquietante è la stragrande maggioranza è nelle mani di un solo giocatore. Da qui le interpretazioni si diramano e, in base alla vostra sensibilità interpretativa, possono essere più o meno allarmanti: che Xi Jinping conoscesse le intenzioni di Putin, agendo di conseguenza ingrassando i propri silos? Se la Cina dovesse cominciare a vendere il proprio grano i profitti sarebbero certamente alle stelle, ma lo farà? Se sì, quando e con chi? Pechino diventerà l’angelo custode di Paesi come l’Egitto, instaurando una sorta di grande diplomazia umanitaria? Occorre tenere a mente, in questo contesto, che la leadership del Dragone è ossessionata dal problema dell’autosufficienza alimentare, ma la sua stazza demografica – per quanto notevole – non è tale da giustificare scorte di questa magnitudine. In conclusione, occhi aperti sul futuro: il grano è un bene soggetto al deperimento, e di conseguenza “obbliga” ad agire in tempi relativamente brevi. Il dubbio, però, rimane: come ha fatto ad arrivare così preparato?