Francesco Lollobrigida vuole un rilancio della ristorazione

Secondo il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida il mondo della ristorazione necessita di un'azione di rilancio.

Francesco Lollobrigida vuole un rilancio della ristorazione

Sul nostro nuovo ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, si potrebbero dire molte cose: è vero, ogni tanto si lascia sfuggire qualche commento un po’ troppo condito su questioni che, a onore del vero, avrebbero necessità di un’analisi più attenta; ma pare che nessuno potrà mai accusarlo di incoerenza. Già, Lollobrigida è evidentemente un uomo dalle idee solide, talmente ben delineate che paiono quasi tagliate con l’accetta: basti pensare al supporto incrollabile che, nel corso dei suoi numerosi interventi, ha dimostrato al mondo della ristorazione – come quando, al termine di un lungo discorso, ha definito gli chef i primi patrioti del nostro caro e vecchio Stivale.

Lo stato del mondo della ristorazione

ristorante

Parole decisamente significative che lasciano intendere la volontà da parte del ministro di rimanere vicino al mondo della ristorazione – un alleato capace e presente. Non dovrebbe sorprendere, quindi, il tono adottato da Lollobrigida in occasione del suo più recente incontro con gli Ambasciatori del gusto, associazione nata per valorizzare e rafforzare la cultura agroalimentare ed enogastronomica made in Italy.

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“Occorre un’azione di rilancio del mondo della ristorazione” ha chiosato il ministro dell’Agricoltura “per consentire di assumere in pieno il ruolo di volano per tutto l’agroalimentare italiano, essendo parte integrante della filiera e costituendo il punto di contatto con il consumatore finale”.

Un rilancio che, naturalmente, trova piena risonanza con quelle che di fatto sono le richieste degli Ambasciatori, che vorrebbero delineare “ciò che è ristorazione e ciò che non lo è, cosa può realizzarsi anche attraverso la creazione di un registro delle imprese, con regole chiare e condivise, in modo da rappresentare un incubatore di riforme per il rilancio del settore”.

Uno scheletro burocratico forte e funzionante, in altre parole. Con quali ingredienti, però? “Riforma del lavoro, tax area dedicata, Fondo ristorazione ma anche No show, cashless e un ufficio istituzionale dedicato alle politiche di settore e di filiera” sostiene Ambasciatori del gusto. “Il tema fondamentale è la riforma del lavoro. Occorre una concreta revisione del Ccnl anche prefigurando una nuova area dedicata, proprio perché questa settore non risponde alle logiche di mercato cui oggi è paragonato, ad esempio esercizi commerciali generici”.

Nel corso dell’incontro è anche intervenuto Carlo Cracco, associato e fondatore dell’associazione: “La ristorazione non va dimenticata” ha commentato lo chef. “È immagine del fare impresa italiano, è opportunità di crescita per le future generazioni di professionisti, è lo strumento imprescindibile per valorizzare e difendere la qualità e gli interessi del made in Italy”. Vi riassumiamo il tutto – la richiesta è di aiuti. Un reclamo che, di fatto, va mano nella mano con le più recenti proteste della Fipe per l’aumento delle commissioni di TheFork.