L’ignoranza non è (più) una scusa, pare dire la Svizzera: a partire dal primo luglio del 2025 il cibo, che sia questo venduto nella grande distribuzione o servito al ristorante, dovrà spiegare in etichetta se il processo di produzione ha causato sofferenza agli animali. La lente d’ingrandimento, com’è ovvio, cade anche e soprattutto sul foie gras.
Piatto notoriamente controverso, il nostro protagonista – basti pensare alle contraddizioni emerse con il foie gras – gate alle scorse Olimpiadi. Per chi non lo sapesse (ma veramente?), il foie gras è sinonimo di alimentazione forzata: una pratica impiegata per far ingrassare, per l’appunto, i fegati di anatre e oche facendo loro raggiungere una dimensione fino a dieci volte quella naturale.
Nuove tecnologie ed etichette eloquenti
La nuova norma elvetica sulle etichette, annunciata nelle ultime ore dal Consiglio federale, si commenta da sé (anche se è bene sottolineare che si applicherà anche ai prodotti importati). La lista dei prodotti coinvolti è la seguente: carne bovina proveniente da animali castrati o decornati senza anestesia; carne suina proveniente da animali castrati, con coda amputata o denti mozzati senza anestesia; uova di gallina e carne di pollame provenienti da animali decapitati senza anestesia; latte vaccino proveniente da animali decornati senza anestesia; cosce di rana recise senza anestesia e fegato e carne di anatre e oche alimentate forzatamente. Il foie gras, per l’appunto.
Il messaggio è chiaro, dicevamo; e vale la pena ricordare che l’intera iniziativa affonda le radici nell’ormai lontano settembre 2023, quando la Svizzera decise di non vietare l’importazione di foie gras ma di imporre, negli anni a venire, limitazioni più o meno severe. Les jeux sont faits.
La Svizzera non è l’unico Paese a essersi mosso in tal senso. Un annetto fa circa il partito laborista inglese propose di mettere al bando la pietanza nostra protagonista; e riavvolgendo ancora un poco il nastro – gennaio ’23 – scopriamo che nelle Fiandre, similarmente, la produzione è cessata da un pezzo. La comunità scientifica non è da meno: un gruppo di ricercatori ha trovato un modo di produrlo senza ingozzare gli animali, e il foie gras coltivato è già disponibile da una manciata di mesi in quel di Hong Kong,