Influenza aviaria: basso il rischio di contagio con il virus H5N1, ma dobbiamo prepararci, parola dell’OMS

L'OMS rassicura tutti: è basso il rischio di contagio nell'uomo per quanto riguarda il virus H5N1 dell'influenza aviaria. Però forse è meglio prepararsi.

Influenza aviaria: basso il rischio di contagio con il virus H5N1, ma dobbiamo prepararci, parola dell’OMS

Adoro quando chi dovrebbe rassicurarti dice tutto e il contrario di tutto. Questa volta tocca all’OMS: prima ci dice che il rischio di contagio per l’uomo da parte del virus H5N1 dell’influenza aviaria è basso, che non dobbiamo preoccuparsi di epidemie e pandemie in tal senso, ma poi conclude sostenendo che, comunque sia, è sempre meglio prepararsi.

Influenza aviaria: è pericolosa o no per l’uomo?

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Mercoledì l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha parlato della recente diffusione nei mammiferi dell’influenza aviaria provocata dal virus H5N1. Se ricordate, di recente anche in Gran Bretagna erano stati segnalati casi nelle volpi e nelle lontre, mentre qualche tempo prima il virus era stato trovato anche nei delfini e nelle foche.

Ebbene, l’OMS ha dichiarato che, nonostante ciò, il rischio rimane basso. Tuttavia, perché c’è sempre una postilla in questi casi come ci hanno insegnato tutti i film del genere catastrofico e come ci ha insegnato la recente pandemia da Coronavirus (non so se vi ricordate il 2020, ma all’inizio era tutto un “No, no, non vi preoccupate, tutto sotto controllo”, salvo poi passare nel giro di qualche giorno a un “Chiudiamo tutto, restrizioni, pericolo, pericolo, pericolo”), ecco che l’OMS ha ammesso anche che la situazione deve essere tenuta sotto stretto controllo.

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Il virus H5N1 da 25 anni a questa parte si è diffuso fra il pollame d’allevamento e gli uccelli selvatici (anche le aquile calve degli Stati Uniti sono state colpite dal virus). Ma le recenti segnalazioni di infezioni in volpi, lontre, visoni e otarie devono essere monitorate con attenzione.

Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha spiegato ai giornalisti che il rischio per gli esseri umani al momento è basso: i casi umani sono stati rari sin da quando è emerso questo ceppo influenzale nel 1996.

Però Tedros avverte: non è possibile sapere se la situazione rimarrà sempre questa e bisogna prepararsi per un qualsiasi cambiamento dello status quo. Che qui è un attimo che i virus mutano e fanno il salto di specie, diventando contagiosi anche da persona a persona.

Attualmente l’OMS consiglia comunque alle persone di non toccare mai animali selvatici malati o morti. Bisognerebbe, invece, segnalarli alle autorità locali o nazionali competenti, in modo che chi monitora la situazione possa intervenire.

Un’altra raccomandazione dell’OMS è quella relativa al rafforzamento della sorveglianza in quegli ambienti in cui gli esseri umani e gli animali interagiscono a stretto contatto. Non a caso, infatti, molti dei casi segnalati in umana sono relativi a persone che passavano molto tempo a contatto con i volatili, soprattutto allevatori.

Infine il direttore generale ha anche affermato che l’OMS sta continuando a impegnarsi con i produttori e con le aziende farmaceutiche affinché, se necessario, le forniture di vaccini e antivirali siano rese disponibili per l’uso in tutto il mondo.