Influenza aviaria: il Canada segnala la morte di un cane infetto

Continuano i casi di influenza aviaria nei mammiferi: il Canada segnala un cane morto dopo aver contratto il virus.

Influenza aviaria: il Canada segnala la morte di un cane infetto

Continuano le segnalazioni di casi di influenza aviaria in mammiferi: il più recente arriva dall’altra parte dell’Oceano Atlantico, in Canada, dove le autorità sanitarie locali hanno individuato un morbo in un cane da compagnia nella città di Oshawa. L’animale, che stando a quanto ricostruito dalla Canadian Food Inspection Agency (CFIA) avrebbe contratto il virus dopo avere morso un’anatra selvatica, è morto dopo pochi giorni. Come accennato in apertura non si tratta affatto del primo caso di aviaria riscontrato nei mammiferi – pensiamo, rimanendo nel contesto canadese, a puzzole e moffette; o alle centinaia di leoni marini in Perù -, una casistica che sta alimentando tra le frange più impressionabili della popolazione le paure di una possibile pandemia.

Influenza aviaria e il rischio per l’uomo

cane

Il parere della comunità scientifica, in ogni caso, rimane quello che vi ripetiamo da diverse settimane: l’influenza aviaria è una malattia a “basso rischio” per l’uomo, anche se naturalmente è bene essere cauti e attenti. “I casi di influenza aviaria tra gli esseri umani sono rari e quasi sempre acquisiti attraverso il contatto diretto con uccelli infetti o l’esposizione ad ambienti fortemente contaminati” si può leggere a tal proposito in una nota stampa diramata dalla CFIA. “Ad oggi, non ci sono prove di una diffusione sostenuta da persona a persona”.

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In altre parole casi come quelli individuati in Cile, in Ecuador e in Cambogia, dove è morta una bambina di 11 anni, sono imputabili a un’esposizione con precauzioni insufficienti ad animali già malati. Vien da sé, per di più, che con il virus che circola come non mai tra gli animali è relativamente normale aspettarsi un aumento dei casi anche tra gli esseri umani, soprattutto nel caso di chi, per lavoro o per necessità, si trova a maneggiarli con frequenza.

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“Nonostante l’influenza aviaria rimanga a basso rischio per gli esseri umani, è bene essere cauti ed evitare di avvicinarsi o maneggiare uccelli selvatici o altri animali selvatici” ha spiegato a tal proposito Jay Smith, manager di Mississauga Animal Services. “Le linee guida consigliano ai cittadini di consultare il proprio medico se si ammalano di sintomi simil-influenzali entro 10 giorni dopo aver maneggiato uccelli selvatici o altri animali selvatici“.

Insomma, in definitiva è bene essere ben consapevoli che il rischio di ammalarsi c’è; e che l’orlo della pandemia, per quanto ancora remoto – il virus dovrebbe infatti andare incontro a varie evoluzioni per “imparare” a trasmettersi da uomo a uomo -, è certamente esistente. Basti pensare, d’altronde, che le grandi potenze – Europa inclusa – hanno già cominciato a prenotare i vaccini per gli esseri umani.