Influenza aviaria: dopo la prima morte, la Cambogia comincia a testare la popolazione

Dopo la tragica morte di una bambina di 11 anni la Cambogia ha cominciato a testare la popolazione per altri casi di influenza aviaria.

Influenza aviaria: dopo la prima morte, la Cambogia comincia a testare la popolazione

La tragica morte di una bambina di appena 11 anni a causa di una infezione da influenza aviaria ha fatto scattare i campanelli d’allarme in Cambogia, e le autorità sanitarie locali hanno pertanto iniziato a sottoporre la popolazione a test per verificarne lo stato effettivo di salute. È importante notare, prima di tuffarci nel nocciolo della questione, che il caso in questione era di fatto la prima infezione umana verificatasi sul territorio nazionale cambogiano in poco meno di un decennio (dal 2014, a essere precisi) e che il CDC, il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie degli Stati Uniti, ha analizzato il ceppo incriminato e stabilito che non si tratta di una nuova variante, come si teneva inizialmente, ma di un ceppo endogeno che da anni circolava nel Paese.

Influenza aviaria in Cambogia: le precauzioni delle autorità

Nonostante la notizia proveniente da Oltreoceano abbia fatto tirare un sospiro di sollievo collettivo, il ministero della salute cambogiano sa bene che la situazione potrebbe rischiare di precipitare da un momento all’altro: in base alle ultime indagini del personale medico, infatti, è emerso che il padre della giovanissima vittima, che naturalmente faceva parte del gruppo di persone con cui la bimba era entrata in contatto prima di ammalarsi, era di fatto positivo al virus pur non mostrando alcun sintomo.

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Il tutto è stato confermato in via ufficiale dal ministro della Sanità Mam Bunheng, che per evitare altre tragiche implicazioni non ha ritenuto opportuno rivelare i risultati dei test di altre persone del sopracitato gruppo e soprattutto specificare come il padre della vittima avesse effettivamente contratto il virus. Il sospetto, in ogni caso, è che si tratti di una situazione simile a quella che abbiamo già visto succedere in altre parti del mondo – in Spagna o in Ecuador, ad esempio -, ossia un contatto relativamente prolungato con dei pennuti domestici o selvatici.

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Così, mentre il personale medico ha dato il via ai “tamponi” sulla popolazione – un eco che ci ricorda pericolosamente dei tempi del Covid -, le autorità sanitarie cambogiane hanno rinnovato le proprie istruzioni per affrontare l’emergenza, le stesse diramate un po’ in tutto il mondo Italia compresa: i cittadini sono tenuti a non maneggiare e a mantenere una distanza di sicurezza da uccelli e altri animali morti o in evidente stato di malattia, e a contattare il numero verde locale nel caso in cui si sospetta che qualcuno sia stato infettato dall’influenza aviaria.