Influenza aviaria, Unaitalia assicura: “Non ci sono focolai in Italia”

Mentre il mondo è alle prese con l'epidemia di influenza aviaria più grave di sempre, in Italia non si registrano focolai.

Influenza aviaria, Unaitalia assicura: “Non ci sono focolai in Italia”

Un approccio solidamente pragmatico a quella che, dati alla mano, si è ormai abbondantemente rivelata come la epidemia di influenza aviaria più grave di sempre. Ci stiamo riferendo alle dichiarazioni di Lara Sanfrancesco, direttore di Unaitalia, associazione di riferimento del settore avicolo, che ha recentemente commentato le notizie che raccontano della diffusione del morbo in buona parte del mondo: dal Vecchio Continente alle Isole Galapagos, l’aviaria sta colpendo colonie di uccelli selvatici e da allevamento, e più di recente ha anche preso ad attaccare mammiferi come visoni, linci, volpi e foche. La situazione, in altre parole, è decisamente delicata: come se la sta cavando, l’Italia, in questo contesto di forte emergenza?

Terra franca tra fiamme e abbattimenti

polli

“Non registriamo focolai di aviaria negli allevamenti italiani dallo scorso anno” ha assicurato Sanfrancesco. Il che è vero: le segnalazioni più recenti risalgono allo scorso novembre, quando furono abbattuti circa 200 volatili nel parco Monte Urpino di Cagliari; e perfino la più fresca segnalazione in un allevamento risale allo stesso periodo. Sanfrancesco, in ogni caso, pare ben conscia del pericolo che il settore sta correndo: “C’è comunque una allerta alta“.

Influenza aviaria, avvenuto il salto di specie: sarà la prossima pandemia? Influenza aviaria, avvenuto il salto di specie: sarà la prossima pandemia?

“Alla luce dell’alta circolazione riscontrata nelle specie selvatiche, Unaitalia sta ponendo la massima attenzione al tema ed il mondo produttivo collabora in maniera attiva e continua con le autorità per ridurre i rischi di focolai” ha poi aggiunto. “Siamo costantemente in contatto con le autorità competenti– dalle ASL alle autorità regionali, al Ministero della Salute – e continuiamo a tenere alte le misure di biosicurezza e il sistema di monitoraggio, seguendo tutte le indicazioni ministeriali in merito, per evitare che il virus proveniente da animali selvatici entri negli allevamenti”.

Gli animali selvatici, già: la comunità scientifica si è detta ampiamente d’accordo nell’individuare le migrazioni e i movimenti della fauna selvatica come principale vettore dell’infezione – movimenti che rendono particolarmente difficile “giocare d’anticipo” e prevedere dove sarà individuato il prossimo focolaio.

Influenza aviaria: perché l’epidemia più grave di sempre non ci preoccupa quanto dovrebbe? Influenza aviaria: perché l’epidemia più grave di sempre non ci preoccupa quanto dovrebbe?

“Non a caso ad oggi sono ancora attivi i campionamenti in allevamento e altre misure nelle zone a più alto rischio” continua Sanfrancesco. “Vista la diffusione ampia, davanti a uno scenario così complesso, è necessario trovare ulteriori misure oltre a quelle in atto, già rilevanti e settate, come la vaccinazione che deve diventare un ulteriore strumento di prevenzione da affiancare a quelli attuali. In Italia è in corso un trial sui tacchini, altri sono in atto in altri Paesi per altre specie. Confidiamo in un approccio globale e strumenti armonizzati”.