Insalata in busta: l’UE propone uno stop alle confezioni sotto 1,5 chili, e Coldiretti insorge

L'insalata in busta sta per sparire dai supermercati? Non proprio - mentre Coldiretti si schiera in difesa in plastica, vi spieghiamo che succede.

Insalata in busta: l’UE propone uno stop alle confezioni sotto 1,5 chili, e Coldiretti insorge

L‘Europa cattiva vuole portare via l’insalata in busta dai supermercati? No, non proprio. La questione, ormai contagiata da polemica e torbida indignazione, sta assumendo i connotati dei contenuti virali, quindi ci pare doveroso mettere un poco di ordine: la cosiddetta pietra dello scandalo riguarda un semplice aggiornamento del regolamento europeo circa l’uso e lo smaltimento degli imballaggi plastici. Nella sua formulazione attuale, tale proposta di regolamento – parola chiave proposta – prevede di consentire imballaggi di frutta e verdura – insalata dovutamente compresa – solo per un peso superiore al chilo e mezzo. L’obiettivo, siamo certi che l’avrete intuito, non è naturalmente quello di colpire “le abitudini degli italiani” – come invece paventa la difesa coldirettiana -, ma di evitare confezioni di piccole dimensioni riducendo l’utilizzo (e lo spreco) di plastica. Tutto chiaro?

Insalata in busta: Coldiretti in difesa della plastica

Bottiglie plastica

Quindi, giusto per mettere i puntini sulle i – sì, l’insalata in busta, se contiene meno di 1,5 kg di prodotto, potrebbe di fatto sparire dai supermercati, così come le reti delle arance, i cestini di fragole, i pomodorini e via dicendo; ma sarebbero verosimilmente sostituite da formati più grandi o dello stesso peso ma con un materiale diverso dalla plastica, meno inquinante e, perché no, biodegradabile.

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Altrettanto doveroso è trattare della protesta intavolata da Coldiretti. Si tratta, in parole povere, di una linea di difesa inquadrata su una fantomatica tutela “delle abitudini degli italiani” e che sventola l’asso nascosto – ma sempreverde – dell'”impatto pericoloso per la salute”.

La scelta europea aprirebbe infatti a “una serie di problemi, dal punto di vista igienico-sanitario, della conservazione e degli sprechi, che potrebbero aumentare, come potrebbero aumentare anche i costi per i consumatori e per i produttori”. Ma non solo: gli imballaggi in plastica “sono ormai entrati profondamente nelle abitudini degli italiani”, e pertanto “si rischia anche un effetto negativo sui consumi con un impatto pericoloso sulla salute“.

Ma i mantelli dei paladini della sovranità alimentare sono in plastica? No, perché in tal caso si spiegherebbe questa grossolana – ma divertente, lo dobbiamo ammettere – difesa degli imballaggi in plastica – una difesa che, in poche parole, implica che gli italiani smetterebbero di mangiare l’insalata poiché non in grado (o non disposti?) a lavarla. In altre parole Coldiretti, impugnando una tesi che nella migliore delle ipotesi potremmo definire bucherellata, si preoccupa ancora una volta per la nostra salute: uno zelo che contiene l’eco della campagna organizzata contro il cibo coltivato.

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