Non ci siamo accorti del primo Thanksgiving papale della storia

Leone XIV porta una fetta di America nel suo pontificato: la festa del Ringraziamento, tradizione che di sacro ha solo il tacchino.

Non ci siamo accorti del primo Thanksgiving papale della storia

Facciamo mea culpa, ma solo parzialmente. Aver mancato del tutto l’inedito Thanksgiving papale si deve in parte anche al ghosting di Leone XIV, finora il pontefice più elusivo degli ultimi anni. Qualcuno l’ha sentito ultimamente? Chiediamo per un amico. I suoi invece, fra collaboratori e compatrioti americani, la scorsa settimana hanno partecipato a un giorno del Ringraziamento molto particolare. Il primo della storia organizzato a Castel Gandolfo, su iniziativa del pontefice stesso.

Rendiamo grazie

cena-del-ringraziamento

La formula cristiana per eccellenza in questo caso non si pronuncia a messa, né viene imboccata da alcuna figura sacerdotale. L’occasione qui è puramente legata a una tradizione semi storica che, purificata delle sue problematiche legate all’invasione e sterminio dei popoli indigeni da parte dei coloni europei, assume tratti quasi leggendari. E nel contesto di festa americana per eccellenza intrecciata per forza di cose al consumismo sfrenato in tutti i sensi (anche mangerecci ovviamente), diventano tratti ironicamente pagani.

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Ecco: questo è anche il contesto di origine e crescita del primo papa americano, che come tutti i papi globali degli ultimi cinquant’anni porta con sé una certa dose di bagaglio culturale e peculiarità annesse. Non c’è niente da fare, se sei nato negli USA dal Thanksgiving non si scappa. Anzi, si ricerca, si replica con formule anche diverse e soprattutto si invita gente a celebrarlo. Famiglia, amici, vicini, e per l’ospite in più aggiungi un posto a tavola, come peraltro cantava un musical molto cristiano.

Lo ha detto anche il pontefice intervistato dalla NBC la scorsa settimana. “Incoraggio tutti a rendere grazie, specialmente con questo bellissimo banchetto che abbiamo negli Stati Uniti che unisce diverse fedi e anche chi fede non ne ha, e a riconoscere che abbiamo ricevuto molti doni, di cui il più prezioso è la vita”. E per una volta invece di rendere grazie a Dio, ci si guarda negli occhi intorno al tavolo e ci si dichiara grati per cose molto più prosaiche. Tipo il tacchino.

spaghetti cacio e pepe ricetta

L’iniziativa dunque, lo abbiamo detto, parte proprio dal nostro Leo. Subito prima di partire in missione per Libano e Turchia si è assicurato di organizzare un pranzo farm-to-table in stile Ringraziamento per il team di Borgo Laudato Si’. Il progetto si occupa della manutenzione dei giardini a Castel Gandolfo, ben 54 ettari intorno alla residenza papale completi di serre, vigne, olivi e terreni agricoli. Tutto fatto in casa insomma, con un menu che lega insieme le tradizioni culinarie di partenza e arrivo.

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Ai fornelli chef (e a lungo private chef di Oprah Winfrey, ci torna utile poi) Art Smith, sette ristoranti in portfolio sparsi per tutti gli States compresa la Chicago che ha dato i natali al nuovo papa. In carta una sfilza di classiconi che non sfigurano nemmeno ai Castelli Romani. Protagonisti il tacchino (locale) con burro al tartufo e il roast beef ai porcini. Ma anche porchetta di Ariccia (ripiena di mix di pane e giardiniera made in Chicago), timballo di cacio e pepe, ciabatta con pancetta.

E non possiamo dimenticare lo stuffing o ripieno servito a parte a base di pane al mais, mela e salsiccia, il preferito di Oprah secondo Art. Un banchetto a cui non manca niente, anzi stavolta c’era qualcosa in più. Oltre ai consueti contorni, salse e dolci da condividere, sulla tavola comparivano anche il vino dei Castelli e il caffè (espresso) finale. Scusate se non ce ne siamo accorti: come il papa (si spera) tutti noi siamo presi da vicende in cui c’è poco da rendere grazie e molto da chiedere un prego. Ancora meglio, una preghiera.