Test delle patatine: ingenua felicità rovinata dall’acrilammide

La rivista Il Salvagente ha svolto un test sulle patatine fritte in sacchetto scoprendo livelli di acrilammide in alcuni casi dannosi per la salute. Ma cos'è l'acrilammide e perché è pericoloso

Test delle patatine: ingenua felicità rovinata dall’acrilammide

Rendono le mani un ricettacolo oleoso da untore minorenne. Ma sono tra gli snack più popolari del mondo, le patatine fritte nel sacchetto, simbolo di spuntini rumorosi e ingenua felicità.

Di olio di girasole ne è passato sotto i ponti da quando ci siamo unti le mani per la prima volta, e oggi, a illuminarci sulle chips in sacchetto, arriva la rivista Il Salvagente, con un test che ha confrontato 18 campioni, 16 di patatine classiche e 2 di “snack fritti” a base di patate.

Cos’è l’acrilammide

Nemico pubblico della prova è l’acrilammide, sostanza che si sviluppa quando gli alimenti ricchi di amido vengono cotti oltre i 120 gradi. Un danno termico dovuto alla reazione di Maillard, il processo chimico che rende il cibo molto allettante (pensate alla crosta dorata del pane), ma che può essere nocivo in caso di cotture prolungate o ad alte temperature.

Per intendersi l’Irac, agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Oms, definisce l’acrilammide “probabilmente cancerogena”.

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Un rischio per i mangiatori seriali di chips nel sacchetto, che nel test de Il Salvagente distingue le patatine che si limitano a minare il girovita, da quelle potenzialmente nocive.

Le marche del test

I marchi testati comprendono sia grandi classici che private label, –i marchi dei supermercati– e sono:

— Pata Snack,
— Lay’s,
— Crik Crok
— Crocchias,
— San Carlo 1939 (Antica Ricetta)
— San Carlo
— Amica Chips
— Amica Chips Eldorada
— Eurospin (Mambo Kids, le classiche)
— Carrefour (Patatine classiche)
— Conad (Le patatine classiche)
— Pam (Patatine i tesori)
— Lidl (Snack day patatine classiche)
— Coop (Patatine)
— Todis (Chips & lips, patatine classiche)
— Auchan (Patatine gusto classico).

La soglia di accettabilità dell’acrilammide corrisponde a 1.000 microgrammi per chilo: oltre è meglio cambiare marca o darsi a un altro vizio. Un limite non casuale, come vedremo in seguito.

Com’è andato il test

I risultati sono sconfortanti: sei marchi hanno preso l’insufficienza. Meglio lasciar perdere Auchan, Lidl e Amica Chips, che contengono rispettivamente 1.600, 1.300, 1.200 microgrammi di acrilammide per chilo. Seguono Pam, che è sul filo del rasoio (1000 microgrammi tondi), le classiche di San Carlo e Coop, che sono sulla linea di confine.

E con quali pacchetti possiamo ancora sollazzarci senza temere per la nostra incolumità?

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Cari tifosi dell’Eurospin è a voi che ci rivolgiamo. Le Mambo Kids che certo conoscete primeggiano nel trofeo patatina (quasi) innocua, con 150 microgrammi di acrilammide per chilo. Non vorrei dire noi ve l’avevamo detto ma ecco: noi l’avevamo detto, quando abbiamo inserito queste patatine tra i 10 prodotti migliori di Eurospin.

Bene anche Pata Snack, Lay’s e le patatine di Carrefour, che si assestano su bassi livelli di acrelammide.

Ci sono poi i due snack a base di patate, le Pringles celeberrime, nella loro versione originale in tubo rosso, e Cipster. Tutte e due lontane dai famigerati 1000 microgrammi. A proposito…

1000 microgrammi, ovvero: di cosa abbiamo parlato finora?

Sedetevi e respirate profondamente, perché il bello, cioè… bello, arriva adesso. Mille microgrammi di acrilammide per chilo sono un valore guida, stabilito dall’Efsa, autorità europea per la sicurezza alimentare.

Nonostante la stessa autorità definisca l’acrilammide capace di “aumentare il rischio di sviluppare un cancro per i consumatori in tutte le fasce di età”, non impone un limite a cui le aziende devono attenersi.

I 1.000 microgrammi sono dunque un “limite di riferimento” per le aziende, un indicatore che, come avete visto, alcuni marchi ignorano tranquillamente.

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Ma la soglia si abbasserà per effetto di un nuovo regolamento europeo in vigore dall’11 aprile di quest’anno, il limite scenderà a 750 microgrammi al chilo.

E le aziende cosa faranno? Il limite resterà un’indicazione, non un obbligo, ma ci auguriamo possa muovere le coscienze dei grandi produttori, anche perché un conto è superare la soglia, altro è raddoppiarla.

[Crediti | Il Salvagente; Immagini | Greenme ]