Pesca a strascico, Bruxelles risponde alle proteste: “Non è un divieto totale”

Bruxelles ha risposto alle proteste dei pescherecci, spaventati da un divieto totale della pesca a strascico.

Pesca a strascico, Bruxelles risponde alle proteste: “Non è un divieto totale”

Una retromarcia – che in realtà una retromarcia non è, come vedremo tra poco – per calmare le proteste. Nel corso delle ultime settimane le pescherie di un po’ tutta Italia hanno organizzato proteste scontro la proposta europea di vietare gradualmente la pesca a strascico, operazione che, a causa delle reti che vengono “trascinate” sul fondale, è in grado di causare danni piuttosto ingenti al delicato ecosistema marino. Le proteste naturalmente si sono raccolte sotto il vessillo della tutela dei posti di lavoro, e sono state così numerose – in Italia così come nel resto d’Europa – da richiedere un chiarimento da parte del commissario all’ambiente Virginijus Sinkevicius.

Pesca a strascico, tra proteste ed ecologisti

Francesco Lollobrigida

Prima di gettarci nella cosiddetta ciccia della questione, è bene notare che, come già accennato in apertura, l’obiettivo del taglio alla pesca a strascico sarebbe quello di salvaguardare gli stock ittici e più in generale la salute dei mari e degli oceani andando a limitare, ove possibile, l’impiego di tecniche potenzialmente danneggianti. Il pacchetto, battezzato Marine Action Plan, punta dunque a una progressiva rinuncia alla pesca a strascico entro il 2030 nelle aree marine protette; anche se le autorità europee hanno previsto una prima stretta nel ben più vicino 2024 con l’eliminazione di novanta zone di pesca.

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Da qui partono le sopracitate proteste – timore (fondatissimo e legittimissimo) di perdere il lavoro, paura delle ripercussioni economiche, critica all’ormai consueto cortocircuito che permetterebbe alle flotte extra UE di continuare indisturbate a esportare i propri carichi pescati a strascico.

Arriviamo dunque alle parole di Sinkevicius, intervenuto durante il dibattito in Plenaria riguardante le mosse di Bruxelles nel settore degli oceani e della pesca. Il commissario ha specificato che il piano in questione “non introduce un divieto di pesca a strascico ma reputiamo necessario prevenire che le aree marine protette subiscano l’impatto di pratiche di pesca dannose”.

“Sono fiducioso che riusciremo a trovare consenso sugli obiettivi del nostro piano d’azione e sull’approccio” ha continuato Sinkevicius, aggiungendo di avere l’aspettativa che i 27 “rispettino i loro impegni politici sulla tutela ambientale”. Più che retromarcia, dunque, si può parlare di chiarimento: non si tratta di un divieto totale, ma di una stretta per evitare che le aree di pesca vadano incontro a uno spopolamento degli stock ittici (pensiamo al caso dello sgombro) o, nei casi più gravi, alla desertificazione del fondale marino.

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La linea italiana, nel frattempo, pare essere impiantata su una solida opposizione, con il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida che si starebbe muovendo per coordinare e rafforzare il dissenso di altri Paesi nei confronti di queste misure.