PizzaGPT: il sostituto di ChatGPT per gli italiani

ChatGPT bloccata in Italia? Niente paura: un ingegnere italiano ha creato il perfetto sostituto - PizzaGPT.

PizzaGPT: il sostituto di ChatGPT per gli italiani

Tra le numerose notizie della scorsa settimana una in particolare ha “forato” la bolla degli amici più nerdacchioni e smanettoni, approdando così su qualsiasi testata generalista: il blocco da parte del Garante della Privacy di ChatGPT, l’ormai famosissima applicazione di intelligenza artificiale in grado di mantenere una conversazione estremamente coerente (ma anche parecchio democristiana, in molti sensi) con noi esseri biodegradabili e in carne e ossa. Il ban, che dovrebbe rimanere in vigore “finché non sarà assicurato il rispetto della disciplina”, ha tuttavia avuto l’effetto di innescare la nascita di un’alternativa tutta italiana: PizzaGPT, una sorta di clone che tuttavia non registra i dati degli utenti.

PizzaGPT: come funziona rispetto a ChatGPT?

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Come accennato poche righe fa potremmo definire PizzaGPT – senza scendere in tecnicismi eccessivamente profondi – come un clone del modello del Chatbot USA (turbo-3.5) che usa le API di OpenAI, che sono a pagamento. In soldoni, significa che le risposte date da questa particolare versione dovrebbero mantenere un certo grado di similarità con quelle della versione gratuita di ChatGPT, che ormai abbiamo avuto modo di conoscere più o meno bene.

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Il sito ufficiale di PizzaGPT, d’altronde, parla chiaro: “PizzaGPT utilizza le stesse API di ChatGPT” si legge “ma non registra nessun tipo di dato da parte degli utenti”. In altre parole, per almeno il futuro prossimo, questa sarà l’unica declinazione di intelligenza artificiale relazionale (tra quelle basate sui protocolli del progetto di OpenAI) disponibile agli smanettoni (ma anche ai semplici curiosi) del nostro caro e vecchio Stivale.

Il creatore si chiama Lorenzo Cella, di mestiere fa il software engineer e lavora di Svizzera. Supportare il suo progetto – e aiutarlo così a coprire i costi dell’operazione – è semplice: sul sito di PizzaGPT è infatti presente un tasto per le donazioni, che permette agli utenti più generosi di offrire 9 euro per continuare a utilizzare lo strumento.

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“Ogni volta che qualcuno fa una domanda a PizzaGPT, questo implica una spesa di qualche centesimo per le API da parte mia” si legge nella sezione more info del sito. “Attualmente ci sono migliaia di utenti che utilizzano PizzaGPT. Le donazioni sono solo un modo per cercare di coprire le spese e mantenere attivo il progetto”.

E i lucchetti del Garante? Qual è l’idea di Cella a riguardo? “Una mossa stupida e controproducente” ha commentato l’ingegnere e creatore di PizzaGPT. “L’Italia ha bisogno di restare al passo con il resto del mondo, e l’AI è una tecnologia che può aiutare il nostro Paese a crescere”. Non preoccuparti, Lorenzo: tra AI e carne coltivata ci stiamo facendo l’abitudine.