Cibo sintetico, approvato il divieto: “Italia prima nazione a dire no”

Semaforo verde dal Consiglio dei Ministri: l'Italia è diventata il primo Paese a dire no al cibo sintetico.

Cibo sintetico, approvato il divieto: “Italia prima nazione a dire no”

La filiera italiana del cibo sintetico è stata uccisa prima che potesse imparare ad andare in bici senza rotelle. Il suo killer, che stando ai rapporti delle forze dell’ordine ha i connotati del favore all’amichetto, è il disegno di legge recentemente approvato dal Consiglio dei Ministri che prevede il divieto di produzione e immissione sul mercato di alimenti sintetici, siano essi destinati all’alimentazione umana o al consumo animale. A darne l’ufficialità è stato il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida nel corso della conferenza stampa al termine della riunione del Consiglio dei ministri (la stessa che ci ha consegnato anche dichiarazioni del calibro scientifico del “poco fa sicuramente bene”, riferito al consumo di vino), dove il nostro paladino della Sovranità Alimentare ha potuto annunciare che “l’Italia è la prima nazione a dire No al cibo sintetico”.

Cibo sintetico, l’Italia chiude a una potenziale eccellenza

Ministro Lollobrigida

Per carità, non siamo certo sorpresi. Il preludio di questa fierissima opposizione al cibo sintetico risale a diversi mesi fa, con la firma di Giorgia Meloni della petizione presentata dalla Coldiretti e con i primi limpidissimi commenti dello stesso Lollobrigida, che con invidiabile sfoggio di comprensione della questione ha bollato gli alimenti sintetici con un profondissimo “fa schifo.

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Di nuovo, non siamo affatto sorpresi: il punto non è mai stato quello di aprire a una potenziale eccellenza del Made in Italy (ironico poi considerare che proprio i sovranisti alimentari sono i primi a riempirsi la bocca di questi termini: “eccellenza”, “Made in Italy”…), di curare l’ascesa di un potenziale settore che, nell’ambito della necessità di reinventare un sistema alimentare al collasso, avrebbe potuto essere florido e remunerativo.

Niente di tutto questo: il punto è inventarsi un nemico, meglio se vagamente sinistronzo, dargli addosso e vincere a qualsiasi costo – anche quello di mutilare un settore, escludendolo dalla rete e andando poi magari a lamentarsi una volta che avrà preso piede nel resto del mondo con l’Europa cattiva – la battaglia ideologica.

La tesi impugnata e che tiene in piedi il divieto è quello della “natura sanitaria”, il “diritto di precauzione” (se poi questa “precauzione” sia stata presa per tutelare effettivamente la salute dei consumatori o per proteggersi dallo spauracchio dell’innovazione questo non ci è dato saperlo); il che assume un sapore particolarmente amaro – quasi di presa in giro – quando si considera che recenti studi – mai citati né apparentemente presi in considerazione – hanno provato che i nitrati usati per conservare affettati come prosciutto e pancetta sono cancerogeni.

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Rimanendo in questo contesto crediamo sia meglio sorvolare (o stendere un velo pietoso, se preferite) sui pareri provenienti da quel d’Oltreoceano, dove la Food and Drug Administration ha ormai da tempo autorizzato la carne coltivata riconoscendo il suo consumo come “sicuro” per l’uomo.

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Chiudiamo con le attente considerazioni di Beatrice Mautino, giornalista: “Il DDL sul cibo sintetico appena presentato in CDM vieta di produrre e commercializzare “alimenti o mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari O da TESSUTI derivanti da animali VERTEBRATI” cioè la CARNE” scrive. “Immaginiamo che saranno quindi vietati i prodotti che contengono tessuto epiteliale, tessuto connettivo, tessuto osseo, tessuto muscolare e tessuto nervoso di bovini, ovini, equini, pesci, eccetera; mentre NON saranno vietati i prodotti a base di insetti, perché quelli non sono vertebrati e il DDL specifica che varrà solo per loro”. Che è, siamo diventati il primo Paese vegetariano per decreto?