Il processo di avvicinamento alle nuove guide Michelin cartacee è diventato sempre più fluido e movimentato, riuscendo senza dubbio a mantenere alto l’hype non solo nei giorni dei galà di presentazione: dai locali aggiunti mensilmente in attesa dei riconoscimenti ufficiali, alla presentazione in anteprima dei Bib Gourmand, gli ispettori gommati dimostrano di non stare mai fermi.
Ma c’era una cosa che finora aveva sempre mantenuto la sacralità del silenzio prima degli annunci ufficiali. Parliamo ovviamente delle stelle, a maggior ragione quando si parla delle terze, il massimo riconoscimento della gastronomia mondiale, e ora anche questo tabù sembra essere saltato: a scoprirlo a proprie spese sono stati tre storici tristellati statunitensi, che ora tristellati non sono più.
Le tre stelle perse

Il nome più altisonante è certamente quello di Alinea, celeberrimo ristorante protagonista anche di una delle più emozionanti puntate di “Chef’s Table” e assoluta icona della ristorazione di Chi-tow: lo chef Grant Achatz era tristellato dal 2010 e la notizia della retrocessione, secondo una dichiarazione della Guida Michelin, è giunta in anticipo rispetto alla cerimonia della Guida 2025 per le Città del Nord-Est, prevista a Philadelphia il 18 novembre.
Molti hanno appreso la notizia direttamente da Achatz, che ha espresso la sua delusione in un post sui social media: “Siamo rimasti delusi nell’apprendere della nostra retrocessione a due stelle nella Guida Michelin. Per 20 anni, Alinea si è dedicato a spingere la creatività, il rigore e la ricerca della perfezione nella nostra arte. Quell’impegno rimane incrollabile oggi come lo era il primo giorno e continuerà fino a quando la porta sul retro del 1723 non si chiuderà per l’ultima volta. Congratulazioni a tutti i destinatari della Guida Michelin 2025. La vostra dedizione, il vostro talento e la vostra ospitalità continuano a elevare il nostro settore”.
Alinea, tuttavia, non è il solo gigante americano ad aver subito una retrocessione: anche il ristorante omakase Masa a New York City, e il “farm-to-table” The Inn at Little Washington nell’area di D.C., sono stati declassati da tre a due stelle. Masa aveva ottenuto le tre stelle nel 2009, primo ristorante giapponese negli Stati Uniti a meritarsi tale riconoscimento, mentre The Inn at Little Washington si era visto attribuire il terzo macaron nel 2018.
La Guida Michelin, come suo solito, non ha specificato il motivo del declassamento, ma ha sottolineato che le sue valutazioni “sono tutt’altro che fisse”, limitandosi a sottolineare come le valutazioni si basino sulla metodologia globale della Guida e su cinque criteri, tra cui la qualità degli ingredienti, l’armonia dei sapori, la personalità dello chef nella cucina, la maestria del sapore e delle tecniche di cottura e la coerenza tra le visite.
La dichiarazione che accompagna la notizia non offre certo maggiori spunti: “La Guida Michelin mantiene il suo ruolo di fornire raccomandazioni eque e di qualità ai consumatori, con il suo team di Ispettori esperti, seguendo la sua metodologia globale. Riconosce pienamente l’impatto delle sue decisioni sugli esercizi che onora”.
Anche The Inn at Little Washington ha rilasciato una dichiarazione, accettando la decisione ma riaffermando la qualità del locale: “Abbiamo il massimo rispetto per la Guida Michelin e siamo stati onorati di detenere la sua massima distinzione negli ultimi sette anni. Noi, e i nostri ospiti, crediamo che The Inn at Little Washington sia migliore che mai — in continua evoluzione, innovazione e nutrimento di una destinazione di classe mondiale. Siamo orgogliosi di essere tra la manciata di esercizi a sud di New York City a ricevere la rara distinzione di due stelle Michelin. La nostra missione è sempre stata quella di creare un’esperienza ristoratrice e magica per ognuno dei nostri ospiti — questo, soprattutto, rimane la nostra stella polare”.
Non è la prima volta che succede una cosa del genere, ma il precedente è talmente peculiare da fare storia a sé: parliamo della retrocessione di Paul Bocuse da tre stelle a due per il suo L’Auberge du Pont de Collonges, avvenuta nel 2020 dopo averle detenute dal 1965, un record. La notizia della perdita della stella trapelò prima dell’annuncio ufficiale, e i giornali la diffusero dopo che il direttore di Michelin, Gwendal Poullennec, si recò al ristorante per informare lo staff, prevedendo l’ondata di indignazione e polemiche poi puntualmente arrivata.
Al netto di questo episodio e delle dichiarazioni di circostanza, il messaggio che vuole lanciare Michelin sembra chiaro: se finora la guida ha sempre avuto un’aura di affidabilità ottenuta magari muovendosi con fin troppa circospezione -leggasi lentezza- ora i tempi sono cambiati. E nemmeno i tristellati storici sono al sicuro: bisognerà capire se questa rinnovata sollecitudine influenzerà anche le sorti della nostra ristorazione, e lo scopriremo il 19 novembre.

