Regno Unito: il settore dell’ospitalità ha perso oltre 12 attività al giorno nell’ultimo anno

In Regno Unito il settore dell'ospitalità sta attraversando tempi bui: in un anno sono state chiuse quasi 4600 attività.

Regno Unito: il settore dell’ospitalità ha perso oltre 12 attività al giorno nell’ultimo anno

Il fatto che il settore dell’ospitalità in quel d’Oltremanica non stesse navigando in acque calme non è certo una novità: i nostri lettori più attenti ricorderanno che, alle porte dello scorso autunno, alcuni sondaggi raccontavano di una situazione sull’orlo della disperazione, con un terzo delle attività che si aspettavano di non riuscire a sopravvivere alla stretta dell’inverno, resa ancora più rigida dall’aumento dei costi di elettricità e gas. Gli operatori del settore pensavano che l’incidenza della stagione fredda con la Coppa del Mondo in Qatar avrebbe aiutato a traghettare il periodo difficile – partita della nazionale e birra: un binomio perfetto, no? -, ma anche quella speranza ha finito per andare in frantumi. Il bilancio annuale è dunque tragico: l’ospitalità del Regno Unito ha “sanguinato” oltre 12 chiusure al giorno nel corso dell’ultimo anno (marzo 2022 – marzo 2023), per un totale di quasi 4600 locali.

Regno Unito e la crisi del settore dell’ospitalità

pub bar

È bene notare, per di più, che le difficoltà degli ultimi dodici mesi – tasso di inflazione salito ai massimi storici, il già sopracitato caro bollette e una più generale ondata di rincari che ha fondamentalmente mutilato i consumi della classe media – sono andate a sommarsi ai rigori della pandemia da Covid 19, che ha naturalmente rappresentato un durissimo colpo a tutte le attività operanti nel settore.

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Dicevamo dei numeri: il più recente rapporto di NIQ e AlixPartners ha rivelato un calo netto di 4.593 locali con licenza negli ultimi dodici mesi, ovviamente con conseguente “perdita di posti di lavoro e il ritiro permanente di beni della comunità”. Un crollo verticale che, declinato in punti percentuali, equivale a una riduzione del 4,3% del settore da marzo 2022 con una media di 12,6 chiusure al giorno.

Gli esperti di statistica, in ogni caso, invitano a guardare il bicchiere mezzo pieno: nei primi tre mesi del nuovo anno, infatti, le chiusure nette sono rallentate ad “appena” 756 sedi complessive, equivalenti a circa 8,4 locali che tirano giù la serranda ogni giorno. Numeri ancora preoccupanti, è ovvio, ma che comunque suggeriscono di una proverbiale luce in fondo al tunnel.

“È almeno incoraggiante che le perdite siano rallentate nei primi mesi dell’anno, un indicatore positivo che la domanda di ospitalità rimane forte” ha commentato a tal proposito Karl Chessell di NIQ. Ma non facciamoci illusioni: la strada è ancora in salita. “Il recente taglio del sostegno del governo alle bollette energetiche, insieme a un aumento dei salari minimi e al carico fiscale in corso, lascia ora migliaia di luoghi più fragili a rischio di chiusura. L’ospitalità ha dimostrato come, con il giusto sostegno, può generare posti di lavoro e alimentare l’economia, ma è necessario un aiuto costante per far superare al settore l’attuale crisi”.