Roma, Impact Food è il primo fast food a portare la “carne non carne” nella Capitale

Impact Food è il primo fast food di "carne non carne" di Roma: nel menu ci sono hamburger di carne vegetale o stampata in 3D.

Roma, Impact Food è il primo fast food a portare la “carne non carne” nella Capitale

Carne non carne” – no, non vogliamo essere faziosi o intransigenti, ma semplicemente precisi. Eh sì, perché di fatto ai tavoli di Impact Food a Roma la regola in vigore è che in nessun caso la carne servita è di origine animale, ma piuttosto proveniente da un relativamente ampio ventaglio di opzioni: dai prodotti di Beyond Meat, con cui ormai dovreste avere una certa dimestichezza, alla carne stampata in 3D. Insomma, procedimenti tecnologici diversi con un risultato uniforme, ossia l’origine vegetale: solo da una parte abbiamo un processo di cottura, raffreddamento e pressione degli ingredienti; dall’altra una stampante che riproduce la mappa muscolare del bovino con legumi, cereali e grassi vegetali al posto dell’inchiostro. Incuriositi?

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carne vegetale

Il locale ha aperto meno di due mesi fa ai Parioli, e stando a quanto riportato dai colleghi de La Repubblica, che l’hanno provato in incognito, attira anche e soprattutto clienti di età sensibilmente superiore rispetto a quanto ci si potrebbe aspettare. Una sorpresa benvenuta: era anche ora, d’altronde, che il gusto della curiosità – o della sostenibilità, se preferite – squarciasse il pesante telo di pregiudizi da gastroboomer.

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A separare Impact Food da altri locali di questo genere è per di più la presenza in menu dei prodotti di Redefine Meat, di cui Impact è di fatto il solo importatore dello Stivale al momento della stesura di questo articolo. Prodotti che, come brevemente anticipato in apertura, vengono di fatto stampati in 3D impiegando esclusivamente – ma che ve lo diciamo a fare? – vegetali in una fedele riproduzione del tessuto magro e grasso della carne… Beh, della carne vera.

Redefine di fatto compete per risolvere l’appetito dei clienti con le opzioni griffate Beyond: i due burger, fianco a fianco, campeggiano accanto al nome di ogni panino riportato nel menu. La scelta sta al cliente, come – scrive a tal proposito La Repubblica – “se venisse data la possibilità di scegliere fra burger preparati con carne da due allevamenti diversi”, solo che in questo caso a differenziare i prodotti è la modalità di preparazione. Insomma, a fare da discriminante sono i gusti (se siete già buone forchette con esperienze di questo tipo) o più banalmente la curiosità.

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Il verdetto? La Repubblica scrive “Sa di quello a cui un onnivoro è abituato” e, qualche riga più in fondo, “Lo stupore è il condimento migliore, insieme alla voglia di tornare per cercare ulteriore conferma e capire di non essersi fatti prendere dall’entusiasmo”. Il che è piuttosto vicino alla “recensione” fatta da Alessandro Borghese per Le Iene: la carne non carne sa di carne, insomma.