Sicilia, conclusa la vendemmia più lunga d’Italia: “È un’annata eccellente”

Anche la vendemmia più lunga d'Italia - quella in Sicilia - è giunta al termine, stabilendo le premesse per un'annata eccellente.

Sicilia, conclusa la vendemmia più lunga d’Italia: “È un’annata eccellente”

Cento giorni dopo, anche la vendemmia della Sicilia – la più lunga di tutto lo Stivale, di fatto – è giunta al termine. Proprio come il resto del patrimonio vinicolo della Penisola anche i vigneti della Trinacria hanno sofferto la morsa della siccità e il caldo eccessivo, ma di fatto i cali produttivi sono stati limitati a pochi areali, con tagli che si tengono comunque sul 5-10%; mentre le premesse per ricordare l’annata 2022 come “eccellente” sembrano esserci tutte: uve sane dal punto di vista fitosanitario e in perfetto equilibrio acido-zuccherino, ottime sensazioni organolettiche, grande qualità, con bianchi freschi ed equilibrati e rossi che lasciano presagire strutture e complessità importanti.

vendemmia

Al di là del timido allarme estivo legato per l’appunto alla carenza idrica, la congiuntura climatica è stata favorevole per l’intera durata del ciclo vegetativo, con un autunno piovoso, un inverno relativamente mite e una primavera fresca. “Parlare di vendemmia in Sicilia è come parlare dei massimi sistemi essendo la regione molto vasta” ha commentato a tal proposito l’enologo Emiliano Falsini. “Nella zona meridionale di Noto e Vittoria ci sono ottimi riscontri sul Frappato e Grillo mentre il favorevole andamento climatico nella zona di Caltanissetta, con vini a base Grillo e Nero D’Avola, ci regalerà vini molto buoni per complessità, struttura e freschezza. A Lipari, ci aspettiamo grandi risultati soprattutto dal Nero D’Avola e dalle varietà bianche. Sull’Etna sarà un’ottima annata, perché le uve sono molto sane e in perfetto equilibrio”.

In altre parole, considerando l’intero contesto nazionale, quella che doveva essere una vendemmia cupa, macchiata dall’imperversare della siccità e del maltempo, ha invece regalato ottime premesse: pensiamo al Chianti, che ha “rimontato” la crisi idrica mettendo a segno una raccolta eccezionale per qualità e quantità, o quanto accaduto in Trentino, dove la produzione è addirittura cresciuta del 10%.