Starbucks: chiude lo store da cui è partita la sindacalizzazione dei dipendenti

Starbucks sta chiudendo lo store di Seattle da cui è partito il movimento di sindacalizzazione dei dipendenti.

Starbucks: chiude lo store da cui è partita la sindacalizzazione dei dipendenti

Quando si suol dire “risolvere il problema alla radice”. Solo, pare che il “problema” in questione abbia ormai finito per espandersi a tal punto che perfino interventi come questo potrebbero rivelarsi insufficienti. Ci stiamo riferendo, naturalmente, al più recente capitolo della ormai iconica faida tra Starbucks e sindacati, una diatriba che ha ormai assunto la risonanza mitica del Davide contro Golia e tutta la tragicomicità di Tom & Jerry, fino a trascendere la cronaca e diventare un gioco da tavolo. Stando a quanto riportato dai colleghi della CNN, infatti, pare che il colosso del caffè a stelle e strisce abbia infine deciso di chiudere lo store di Seattle da cui, per l’appunto, ha avuto origine l’intero movimento di sindacalizzazione dei dipendenti.

Starbucks, sindacati e problemi di sicurezza

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Name a more iconic trio. Un portavoce dell’azienda ha dichiarato che il negozio in questione chiuderà i battenti il 9 di dicembre, citando come motivazione i problemi di sicurezza. Che c’è, vi sembra di stare sperimentando un déjà vu? Nulla di strano: che si tratti di una motivazione legittima o di una scusa un po’ goffa per nascondere la proverbiale polvere sotto il tappeto, Starbucks ha già chiuso una lunga serie di locali riferendosi, per l’appunto, a fantomatici problemi di sicurezza, e talvolta suscitando anche la perplessità delle forze dell’ordine locali.

I sindacati, naturalmente, non abboccano. “Questo è il caso più chiaro di rappresaglia e ritorsione che questa azienda abbia mai mostrato nei confronti dei negozi sindacalizzati” ha commentato a tal proposito Starbucks Workers United. “Starbucks e Howard Schultz stanno giocando in maniera meschina con la vita dei lavoratori. Mancano di rispetto non solo per i diritti dei loro lavoratori, ma anche per la legge di questo paese”.

Chiaro, non che Schultz abbia mai mostrato segni di cedimento o l’intenzione di cambiare registro. Appena un mese fa circa, verso la metà di ottobre, si era raccontato ai microfoni del Washington Post offrendo una lettura grossolanamente paternalista dell’intera situazione: “Sono arrabbiati con il mondo” aveva commentato, quasi sminuendo l’intero movimento di sindacalizzazione ai capricci di un bimbo. “La nostra responsabilità è fare tutto il possibile per superare questo momento”.

Nell’angolo opposto del ring i sindacati continuano a organizzare proteste e scioperi per fare sentire la propria voce: la manifestazione più recente ha tentato di sabotare il Red Cup Day, uno degli eventi più importanti del calendario aziendale di Stabucks, e ha coinvolto più di un centinaio di sedi.