Starbucks, Schultz ritorna CEO e subito se la prende con un sindacalista

Il CEO di Starbucks Howard Schultz sta provando a convincere i lavoratori della catena a non aderire ai sindacati, e ha aggredito verbalmente un giovane barista.

Starbucks, Schultz ritorna CEO e subito se la prende con un sindacalista

Molto bene: Howard Schultz, l’imprenditore che ha reso Starbucks quello che è, appena tornato sulla poltrona di CEO se la prende con i sindacati: secondo il barista Madison Hall, Schultz lo avrebbe aggredito verbalmente, dicendogli: “Se odi così tanto Starbucks, perché non vai da qualche altra parte?”.

Schultz, che ha immaginato e creato il modello Starbucks per come lo conosciamo, trasformando una piccola torrefazione in un colosso internazionale, ha più volte lasciato le redini dell’azienda, ma per qualche motivo è sempre tornato: ora è CEO ad interim, da marzo 2022. E una delle prime cose che ha fatto è stata intraprendere un tour delle sedi Usa della catena, per dissuadere i suoi dipendenti dal votare per la costituzione di sindacati, secondo il sito More Perfect Union.

Hall, 25 anni, sta conducendo una campagna per l’adesione al sindacato in una delle sedi in California, ed è stato invitato a un incontro con Schultz e circa due dozzine di altri dipendenti di altri negozi della regione. L’incontro, che si è tenuto in un edificio nell’aeroporto di Long Beach, è iniziato con un discorso videoregistrato di Schultz in cui ha definito il gruppo sindacale “estranei che cercano di prendere la nostra gente” intraprendendo un “assalto” alla catena del caffè.

starbucks

È poi apparso di persona per prendere parte a una sessione di domande e risposte con i lavoratori. All’inizio della scorsa settimana, Schultz ha tenuto scambi simili con i dipendenti a Seattle e Chicago: in tutti gli Stati Uniti ci sono circa 9.000 caffetterie Starbucks. Ufficialmente l’incontro era incentrato su come migliorare l’esperienza del cliente, ma quando Hall ha chiesto conto al CEO su presunte violazioni dei diritti dei lavoratori, Schultz lo ha interrotto dicendo “non stiamo parlando di questo”, e ha alzato i toni in un modo che Hall ha percepito come aggressivo, secondo quanto racconta lui stesso.

Negli Stati Uniti all’interno delle grandi catene i sindacati non sono presenti automaticamente, anzi di fatto quasi mai. Solo negli ultimi tempi i lavoratori si stanno organizzando per far valere i propri diritti, e questo avviene in maniera lenta e capillare, sede per sede. A dicembre 2021 c’è stato il primo caso, una caffetteria nella città di Buffalo, stato di New York, ha votato per l’adesione al sindacato, una decisione storica che però non è rimasta un caso isolato.

Nello scorso fine settimana sei negozi, tutti nello stato di New York, hanno votato per aderire. Anche i dipendenti di un’altra sede di Starbucks a Boston si sono espressi per il sì lunedì, secondo More Perfect Union. Due negozi a Rochester e un altro a Buffalo, la città in cui è iniziata la campagna di sindacalizzazione, hanno votato per formare un sindacato giovedì pomeriggio. Il giorno successivo, anche altri tre negozi a Ithaca hanno approvato gli sforzi di sindacalizzazione. Ciò porta il numero totale di sedi Starbucks che hanno votato per formare sindacati a 16. Su un totale di 9.000 non è tanto, ma è un inizio. E non c’è solo Starbucks perché anche in Amazon per la prima volta si stanno costituendo sindacati e proclamando scioperi.