Stati Uniti, assegnati 9,6 milioni di dollari in prestiti e sovvenzioni all’industria della carne

Gli Stati Uniti hanno assegnato 9,6 milioni di dollari in prestiti e sovvenzioni alle piccole imprese dell'industria della carne.

Stati Uniti, assegnati 9,6 milioni di dollari in prestiti e sovvenzioni all’industria della carne

La missione sembra semplice, anche se a un’analisi sommaria pare vada a porsi in una posizione di netta discordia rispetto agli sforzi del resto del mondo: espandere e potenziare la lavorazione della carne su tutto il vasto territorio nazionale. Ci stiamo riferendo a quanto sta accadendo negli Stati Uniti, dove di fatto l’amministrazione del Presidente a stelle e stelle e strisce Joe Biden ha deciso di assegnare altri 9,6 milioni di dollari in sovvenzioni e prestiti alla sopracitata industria della carne. Uno sforzo che, stando a quanto lasciato trapelare da Reuters, arriva dopo il crollo della produzione legata all’imperversare della pandemia nel 2020; e che potrebbe rappresentare la volontà delle autorità governative di diversificare un settore tradizionalmente dominato da quattro grandi firme.

Un pacchetto di aiuti per i più piccoli

allevamento

Una rapida occhiata alla lista dei destinatari, in effetti, ci fornisce un panorama di nomi e attività ben diversa da quella dei colossi dell’agroalimentare (anche se, a onore del vero, questa è una conclusione che avremmo già potuto raggiungere in autonomia considerando la mole economica impegnata, che all’Unilever di turno farebbe appena il solletico). Qualche esempio? Beh, è presto detto.

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I progetti, naturalmente approvati e finanziati dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, variano da una sovvenzione di 44 mila dollari a un’azienda agricola con sede in Virginia per sostenere la lavorazione di polli, bovini e maiali allevati al pascolo per la vendita diretta al consumatore; fino a oltre 4,95 milioni di dollari in prestito a un confezionatore di carne con sede ad Amarillo, in Texas, per creare un nuovo impianto di lavorazione per i produttori locali e ampliare l’offerta al dettaglio.

Insomma, una serie di aiuti e sovvenzioni alle piccole e alle medie imprese – una misura che pare punti più al voler potenziare il tessuto economico nel contesto (sovente rurale) di tali attività che a voler innescare una vera e propria “marcia in più” nella produzione di carne a livello nazionale. Una lettura, questa, che trova piena risonanza anche nelle parole del segretario all’Agricoltura degli Stati Uniti Tom Vilsack, che nel corso di una conferenza stampa ha dichiarato come l’obiettivo sia quello di creare “ulteriori opportunità di mercato che, si spera, creeranno più reddito per gli agricoltori, più scelta per i consumatori e più posti di lavoro nelle aree rurali”.

Il dibattito sul consumo di carne, nel frattempo, continua a infuriare: da una parte abbiamo l’ignavia di alcuni governi, come quello britannico, che teme l’argomento come se fosse un suicidio politico; e dall’altra il coraggio di altri enti governativi, come quello della Nuova Zelanda o dell’Olanda, che hanno introdotto tasse e ultimatum per affrontare il problema delle emissioni.