Dopo la presentazione della Guida Michelin 2025 nel novembre dell’anno scorso, noi di Dissapore fummo i primi a mettere per iscritto quello che era il dubbio di molti addetti ai lavori: la perdita in un colpo solo delle due stelle del Piccolo Lago di Marco Sacco era conseguenza della disavventura giudiziaria che lo vedeva coinvolto, riguardante un caso di intossicazione alimentare avvenuto nel luglio del 2021.
Un sibillino Sergio Lovrinovich non confermò né smentì mai la cosa, ma ormai il danno era fatto. Oggi però lo chef di Mergozzo si prende una rivincita: la Corte d’Appello di Torino ha infatti assolto lui e Raffaella Marchetti, sua moglie e direttrice di sala, ribaltando la sentenza di primo grado.
Il “vongola-gate” e la prima condanna

All’epoca dei fatti, il Piccolo Lago, ristorante affacciato sul lago di Mergozzo, vantava due stelle Michelin: durante un banchetto nuziale fu servito un risotto contenente vongole, che risultarono poi contaminate da norovirus, un patogeno particolarmente insidioso perché non altera né l’aroma né il sapore del mollusco. Al termine del pasto, circa una cinquantina di invitati accusò i sintomi dell’intossicazione alimentare, portando alla costituzione di 53 parti civili nel processo.
In primo grado, a marzo dello scorso anno, Sacco era stato condannato a due mesi e venti giorni per lesioni colpose e commercio di sostanze alimentari nocive, con una pena identica inflitta anche alla moglie. Tuttavia, la svolta in appello è stata significativa: è stata la stessa procura generale a chiedere la riforma della sentenza, sostenendo che “il fatto non costituisce reato”.
La linea difensiva di Sacco e Marchetti era sempre stata incentrata sulla loro non colpevolezza. Le vongole, di origine francese e importate da una società italiana, erano state servite crude, rispettando quanto indicato in etichetta e senza subire manipolazioni all’interno del ristorante. A supporto di questa tesi, i verbali dei Nas avevano certificato l’inappuntabilità igienico-sanitaria delle cucine del Piccolo Lago.
Nonostante la riabilitazione giudiziaria, che l’avvocato Marco Ferrero ha definito una soddisfazione per la riabilitazione di un professionista, rimangono le conseguenze in termini di immagine, di cui la perdita delle stelle Michelin e la totale rimozione del ristorante dalla guida è solo la più evidente, e che Sacco ha affrontato -va detto- con compostezza e signorilità invidiabili, non commentando nemmeno questa buona notizia.
L’avvocato Ferrero, affiancato da Marisa Zariani, ha sottolineato come il danno d’immagine sia sproporzionato rispetto ai fatti e, ora che la sentenza ha escluso la colpevolezza, ha espresso l’intenzione di leggere le motivazioni per individuare eventuali responsabilità di soggetti rimasti estranei all’inchiesta.
A meno di un mese dalla presentazione della Michelin 2026 i giochi sono evidentemente fatti, e per capire come la rossa recepirà questa novità dovremo quindi aspettare l’anno prossimo: rientrerà nella selezione? E se sì, già stellato? Certo è che qualsiasi scelta non sarà sufficiente a far recuperare a Marco Sacco e al suo ristorante un danno d’immagine incalcolabile.

