È stato un lunedì mattina particolarmente movimentato in quel di Istanbul: a complicare (ci viene da dire “ulteriormente”, che manco ce ne fosse stato bisogno, insomma) l’inizio della settimana ci ha pensato una nave cargo proveniente dall’Ucraina e in viaggio verso la Turchia, rimasta bloccata nello stretto del Bosforo. Il mercantile, stando a quanto lasciato trapelare o riportato dai media internazionali, trasportava derrate alimentari (13 mila tonnellate di piselli, secondo quanto scritto dai colleghi di Reuters), e si è incagliato nelle acque che lambiscono la costa nei pressi di Acarburnu, nell’estremità settentrionale dello stretto che di fatto divide Istanbul dalla costa asiatica.
Le operazioni di assistenza e i danni alla nave

La prima conseguenza dello sfortunato incidente, naturalmente, è il blocco della navigazione per semplici motivi di sicurezza. I potenziali pericoli che seguono questo tipo di avvenimenti sono d’altronde molteplici, e spaziano dalla collisione di due o più vascelli alla fuoriuscita di carburante in acqua – motivo per cui, come accennato, il centro di coordinamento congiunto di Istanbul ha ritenuto opportuno interrompere quanto prima il traffico presso lo stretto.
Le autorità portuali si sono al contempo occupate di avviare le operazioni di assistenza necessarie a consentire alla nave di rimettersi in condizioni di riprendere la rotta, che ha come destinazione il porto della cittadina di Mersin. Stando a quanto riportato, tra i vascelli inviati per aiutare la nave proveniente dal Granaio d’Europa erano presenti anche diversi rimorchiatori.
È importante notare, in ogni caso, che la nave in questione non ha riportato alcun tipo di danno fisico, e attualmente non ci sono pericoli di fuoriuscite di carburante. Le operazioni di assistenza proseguiranno con ogni probabilità nelle prossime ore e senza alcun intoppo, permettendo alla nave ucraina di “cavarsela” con un ritardo di una manciata di ore.
Non sarebbe la prima volta, a onore del vero, che la tratta che attraversa le acque del Mar Nero – ripristinata l’estate scorsa grazie al cosiddetto accordo sul grano con la Russia, poi prolungato verso la metà di novembre per altri quattro mesi – subisce rallentamenti: un paio di mesi fa circa, infatti, gli ispettori delle Nazioni Unite avevano indicato un netto calo della media di partenze giornaliere.
Le parti in gioco, naturalmente, non hanno esitato a puntarsi il dito l’uno contro l’altro per “smarcarsi” delle cause di un tale rallentamento; e le autorità governative ucraine avevano accusato i “colleghi” russi di stare ostacolando in maniera deliberata le operazioni di controllo dei cargo.