Zeppole di San Giuseppe: stop alla vendita per molti fornai della Campania

In diversi comuni della Campania è guerra alle zeppole di San Giuseppe, che non sono un genere di prima necessità.

Zeppole di San Giuseppe: stop alla vendita per molti fornai della Campania

Nel giorno della festa del papà una parte della Campania dichiara lo stop alla vendita delle zeppole di San Giuseppe. Il dolce tradizionale più famoso del Sud Italia, e non solo, viene improvvisamente bloccato, ad esempio, dal sindaco di Santa Maria Capua Vetere Antonio Mirra e anche da un’ordinanza del Comune di Scafati.

La logica di un provvedimento che sembra diffondersi in queste ore a macchia d’olio sul territorio campano è quella secondo cui gli acquisti si devono limitare ai beni di prima necessità. Dunque, come si legge nell’ordinanza comunale di Scafati, i panifici possono “commercializzare esclusivamente solo prodotti di propria produzione quali pane, grissini, pane biscottato, taralli ovvero prodotti di prima necessità”.

Allo stesso modo, l’amministrazione comunale di Santa Maria Capua Vetere fa sapere che fino al prossimo 25 marzo gli esercizi di panificazione hanno il divieto di produrre e vendere “prodotti da forno rientranti nel genere “pasticcerie”, ovvero prodotti dolci anche secchi o farciti con creme”. Il ragionamento che porta a questi nuovi divieti sembra essere molto simile a quello che ha portato al famoso “divieto di condimento” per le pizze dei panificatori romani: da un lato quello di non fare concorrenza “sleale” a esercizi commerciali che sono stati costretti a chiudere, e dall’altro quello di interpretare il più rigidamente possibile le direttive ministeriali, che impongono la chiusura di tutto ciò che non è considerato un genere di prima necessità. E le zeppole, non c’è dubbio, non lo sono.

La questione è indubbiamente spinosa, anche perché si potrebbe allargare a molto altro (avete presente il divieto di comprare pennarelli ai supermercati?), per esempio a tutto ciò che è alcolico. Non si tratta certamente di beni di prima necessità. Dunque non è facile fare un distinguo, se non affidandosi al buon senso (un po’ la direzione presa finora dalle autorità su molte cose, come per esempio il jogging). No agli assembramenti per ordinare le zeppole, ma sì a qualsiasi cosa possa, in maniera innocua, rendere meno pesanti questi giorni di reclusione. Perché ricordiamocelo: la portata psicologica di questo sacrificio necessario sarà, ahinoi, enorme.

[Fonte: Caserta News]