E fu così che Eataly (che non è fricchettonismo indie) sbarcò all’Ipercoop

E ora tutti a dire che non esiste, ma che roba, ma che vergogna, ma insomma non si può portare dentro l’Ipercoop (L’IPERCOOP!), Eataly, il paradiso del … (siccome scriviamo sempre le stesse cose ci siam venuti a noia da soli) e comunque, il supermercato del prestigio percepito per non parlare del fatturato.

Okay, calma.

Ci avete spiegato in più di un’occasione che Eataly non è fricchettonismo indie.

Qualcuno si è spinto perfino a puntualizzare che “serve a far soldi”, e da quella rivelazione, giuro, dobbiamo ancora riprenderci.

Quindi perché meravigliarsi dello sbarco?

Tra l’altro, è una specie di Family Day, visto che Coop detiene il 40% del capitale di Eataly .

Casomai si obietterà che tutto sembra sembra molto cheap.

“lo standino, modesto in verità, dove più che altro troneggiano i prodotti Coop, pare un modo per affermare il marchio e vendere qualche vino di Borgogno e qualche Baladin. Con prezzi da beershop tra l’altro,  non particolarmente convenienti”.

Ma per il resto, tutto legittimo.

Piuttosto, notate anche voi come dalle mangiatoie di lusso ai discount, il gastrofanatismo e i suoi derivati (leggi cibi, vini, birre gourmet) da credo di pochi stia diventato credo di di molti, moltissimi.

La “grossa” distribuzione non nega (anzi rende accessibile) l’elite. E non è poesia o missionariato, lo fa per i margini di profitto, naturalmente, in un settore in cui il prodotto senza “identità” arranca.

Forse è un bene per il nostro palato, e anche per il marchio “Italia”, che scende dal 6° al 12esimo posto per attrattiva turistica, ma sale dal secondo al primo al primo per il cibo.

Resta da capire se tutto ciò sia un bene per le nostre tasche.

[Fonti: MoBi Forum, Il Sole24Ore. Immagini: MoBi Forum. Grazie al lettore Alberto per la segnalazione e le opinioni]