I ristoranti italiani cambiano, ma chi paga il conto?

Un dehor di FirenzeDite al sindaco Matteo Renzi che lo amiamo anche se ha fatto… Cos’è che ha fatto? Ah sì, questa cosa per cui chiunque chiede uno spazio a Firenze [inserire qui una città a piacere], deve restituire qualcosa. “Riforma dei dehors“, la chiamano. In pratica, locali e ristoranti che vogliono aprire uno spazio all’aperto devono garantire servizi ai clienti: connessione wi-fi gratuita, fasciatoi per i bimbi, zero barriere architettoniche per i disabili, e basta con i sacchetti della spazzatura messi fuori dal locale a ogni ora. Che poi è la stessa direzione presa da Roma, vi ricordate la licenza a punti? Un-due-tre: apre solo chi ne ha di più. E per averli, questi famigerati punti, bisogna assicurare i servizi, più o meno gli stessi. Fasciatoio nel bagno, parcheggio privato, e via i videogiochi dal locale.

Tornando a Firenze, entro un mese verranno rimodulate le richieste fatte oggi dal Comune agli esercenti che chiedono il permesso di aprire spazi all’aperto. Il modello cui guardare è Parigi.

Insomma, si chiede alla ristorazione di cambiare. Di essere più al servizio della città e perfino di renderla più bella. Però lo si chiede a una categoria già vessata da un teoria infinita di tasse e balzelli, chiamata a investire, a spendere ancora.

Siete d’accordo? Vi sembra un modo… vorrei dire più civile, di guardare a locali e ristoranti? O al contario, pensate che siano solo spese inutili?

[Corriere Fiorentino, immagine: Repubblica Firenze]