Se cucinare è un mestiere da uomini la colpa è anche delle donne

Qualcosa non va. Dalla farfallina di Belen Rodriguez al copione maschilista di Sanremo. Da Miss Patata alla studentessa punita più del compagno per il sesso nei bagni della scuola. E venendo alle cose nostre, Identità Donne, con le chef relegate nelle secondarie Sale Blu. Questo mentre in Inghilterra, a marzo, le chef celebrano il loro genio con un evento speciale, Girls’ Night Out, 3 serate con le cuoche più famose al mondo, donne ai fornelli che la scena la dominano. Una notizia che mi ha dato Angela Frenda, giornalista del Corriere della Sera, appassionata di cucina, che lo scorso 6 febbraio era in Sala Blu a seguire le 6 chef italiane selezionate da Paolo Marchi per Identità Golose. Sull’argomento ha  scritto un post molto letto sul blog al femminile del Corsera, La 27ora. In due righe il concetto espresso è questo: cucinare è un mestiere da maschi e la colpa è anche delle donne. Chiara la prima parte, un po’ meno la seconda. Chiamo e me la faccio spiegare.

FC: Squadra che perde, si cambia. Niente più Identità Donna a Identità Golose?
AF: Quando ho deciso di andarci ero contenta, mi sembrava una buona idea. Poi, una volta lì, ho capito che era fallimentare. Triste, proprio un clima triste. Sono passata dal dire “Wow! le donne hanno un palcoscenico” a provare un forte imbarazzo per loro. Disagio tra l’altro condiviso dalle chef.

FC: Ma allora perché hanno accettato ?
AF: Me lo sono chiesto anche io. Forse perché anche loro sono inserite in quel meccanismo di cooptazione che detta regole prevalentemente maschili. Poi tra i denti hanno ammesso di meritare più attenzione. Questo intendo quando dico che è anche colpa delle donne. Un “no” avrebbe avuto un significato importante.

FC: E su che base avrebbero dovuto dire “no”?
AF: Qui parliamo di un “furto” perpetrato a danno delle donne. C’hanno scippato un mestiere gli uomini! Il cucinare, il preparare da mangiare è da sempre una pratica femminile. Come è possibile che tanta esperienza non si traduca in un numero consistente di top chef donne? Un lavoro faticoso sì, ma fatto anche di tanta sensibilità, si è fatto tirare dentro a un mondo patinato, competitivo, fortemente brandizzato (con tutti gli interessi che ne conseguono). Qui forse, la parte femminile ha fatto un passo indietro. Hai letto dell’elogio delle mamme italiane sul Wall Street Journal? Sono le migliori perchè sanno fare i cannelloni! Al netto del cliché, c’è una tradizione che andrebbe valorizzata meglio

FC: E vedendole all’opera che impressione le hanno fatto queste chef?
AF: a parte Viviana Varese, direi non buona. Il risotto di Aurora Mazzucchelli era immangiabile, la presentazione di Cristina Bowerman ricordava una lezione di chimica. Ma al di là dei piatti, quello che non capisco è l’approccio: sempre come se dovessero scimmottiare le pratiche maschili. Era un agire carico di ansia. Credo invece che una cucina  femminile debba essere prima di tutto sincera.

FC: Paolo Marchi ( ideatore di Identità Golose ndr) è intervenuto su La 27esima ora per  fare un po’ di autocritica, comunque…
AF:  Dici? Io penso invece che se la sia presa abbastanza. Certi ambienti non amano essere messi in discussione. Un po’ di commentatori, nascosti da un nickname, erano persone dell’organizzazione. Riscontro anche una certa stampa compiacente nel settore gastronomico, corporativa. Tutto ciò va  a discapito dell’informazione. La nota positiva è nel mondo blogger: i più bravi sono donne. Penso a Sigrid Verbert che ha creato dal niente uno stile o a Maite e Marie di La Cucina di Calycanthus. Professionalità, audacia ed entusiasmo sono declinati al femminile. Loro si mettono in gioco, le chef italiane un po’ meno.

Dopo una mezz’oretta, Angela mi saluta, deve correre a chiudere un pezzo. Alla fine, nessuna delle due ha la risposta alla domanda iniziale: perché le donne chef  al top sono ancora poche. Forse un po’ di ragione ce l’ha anche Anna Hansen, chef  di The Modern Pantry di Londra: “When you think about food, it’s often seen as a female domain, but as soon as it becomes something where you can win a crown then the boys move in, right?”
La  paura un po’ tutta femminile di poter essere vincenti.

[Crediti | Link: Dissapore, Guardian, La 27esima ora, The Modern Pantry, immagine: iStockphoto]