Il Buonappetito: ha senso spendere 520 euro per pranzare al nuovo Noma?

Ho pranzato al nuovo Noma di René Redzepi, a Copenhagen, spendendo 520 euro. Ne è valsa la pena? Certo che sì, e vi spiego perché

Il Buonappetito: ha senso spendere 520 euro per pranzare al nuovo Noma?

Ieri a pranzo ho speso 520 euro.

Una cinquantina di volte quello che pago per una pausa normale. Naturalmente non ero in un posto qualsiasi, non era un giorno qualsiasi: ero al Noma di Copenhagen, uno dei più osannati ristoranti del pianeta, quello del talentuosissimo e affascinante Renè Redzepi.

Fa parte del mio lavoro, e quindi mi piace pensare l’investimento come “formazione professionale”, ma di fronte a un conto di questo genere non ci si può non domandare: ne valeva la pena?

[All’apertura del nuovo Noma tutto quello che poteva andare storto è andato storto]

E soprattutto: ha senso spendere questa cifra per un pasto?

Personalmente mi sono alzato felice come un bambino e senza un rimpianto uno. Notizia ancor più sensazionale considerando che sono cresciuto in Liguria, dunque sono naturalmente parsimonioso.

Ho mangiato quindici piatti incredibili, mai visti, con ingredienti rari, bevuto ottime bottiglie, trascorso quasi cinque ore —tra tavola e visita dei locali— interessanti e divertenti.

[Questo è il nuovo Noma]

Si potrà dire: non è un’esperienza per tutti.

Certo. Verissimo. Il mondo va così. E’ un’esperienza molto costosa, bisogna mettere da parte i soldi per un bel po’.

Così come è molto costoso:

— andare a una finale di Champions;

— cantare assieme a Bruce Sprengsteen guardandolo da vicino;

— sedere in fronte all’orchestra della Scala;

— ascoltare il rombo di Valentino Rossi da sopra i paddock;

— tifare Federer sentendo il rumore della pallina che taglia l’aria;

— sperare in un record olimpico a bordo pista, e potrei andare avanti a lungo.

Si può spendere 520 euro e alzarsi da tavola felici e spenderne venti e andarsene da una pizzeria furenti. Certo, se non sei soddisfatto e hai sborsato una cifra importante la rabbia è moltiplicata.

[Noma 2.0: tutte le novità]

Per questo bisogna scegliere le destinazioni dispendiose con estrema cura e cautela. Ed evitare —questa secondo me è una cosa fondamentale— di dissipare risorse in pasti insulsi, che lentamente ma inesorabilmente erodono il capitale annuo che ognuno di noi è disposto a spendere in ristoranti.

Per il mio pranzo di ieri sarei stato pronto a rinunciare a dieci pasti da un decimo del valore? Ma senza pensarci un istante.

Preferite vedere una volta il Boss o dieci volte Pupo?